Mille anni or sono, per la precisione nel 1179, il 3° Concilio Lateranense stabilì La Tregua di Dio, l’interdizione a ogni forma di guerra e di rappresaglia nei periodi dall’avvento l Natale e dalla quaresima alla Pasqua; pena la scomunica. Il papa di quel concilio era Alessandro III, non era un santo e aveva i suoi difetti, ma era un politico con la vista lunga e sapeva di dover mettere un rinforzino alla tregua di Venezia tra il Barbarossa e la Lega Lombarda. Come si sa, Federico I aveva invaso i territori dell’Italia padana per affermare la sua potestà imperiale sui liberi comuni, i quali si federarono e a Legnano gli fecero vedere i sorci verdi, così da indurlo a chiedere tregua, tregua che fu firmata a Venezia, in territorio neutrale. Papa Alessandro nella sua lungimiranza volle aggiungere alle umane firme la mano di Dio; erano tempi che i re avevano più paura dell’inferno che della battaglia, la Tregua di Dio fu proclamata con accorta tempestività sotto la quaresima. Tregua era una parola che il Barbarossa conosceva bene, era nata dalle sue parti, treuwa, triggwa, treuv, trewa, in franco, antico sassone e anglosassone, gotico e alto germanico, e il suo senso è fidarsi, patto di fede. Comunque il Barbarossa e la Lega fecero bene a fidarsi gli uni degli altri e tutt’insieme a temere l’inferno, la tregua durò cinquant’anni, niente male. A costo di coprirmi di ridicolo, invocherei da Papa Francesco una nuova Tregua di Dio, casomai dovesse funzionare la paura dell’inferno, ora che non funziona più niente.