Nella nostra storia è capitato di frequente di aver fame, di frequente il popolo ha subito il dominio degli affamatori, non di rado a questo si è opposto, persino la mia storia famigliare è costellata di lotte per il pane; non ho mai avuto fame, ma mi è stato raccontato per filo e per segno cosa fosse averne, e posso dire di essere figlio dell’orgoglio di un uomo e di una donna che hanno vissuto e se ne sono andati con un’unica certezza, mi hanno risparmiato dalla fame. Ho conosciuto affamati in epoca di abbondanza, ho vissuto per un certo tempo in una città, Tuzla, ridotta alla fame da un assedio medievale risalente agli anni ’90 del secolo scorso. Ma di assetati, anche a Tuzla tutti avevano da dissetarsi; no, la sete non è di questa nostra storia e a memoria non si è accusato mai nessuno tra i non pochi cattivi soggetti di aver assetato il popolo. Lo è altrove, e ce ne sono notizie. È vero altresì che vi è stato tra noi l’assetato di giustizia, oggi figura poco nota, e allora di comprende come il latino sitis ha anche il significato di ardere, e a parte il fatto che astrattamente si arde di sete, è assai concreto l’ardore che la giustizia pretende. E va bene, ma la notizia è che la sete ha fatto ingresso anche nella nostra storia, quella di oggi e quella di domani. Oggi è la terra ad ardere, letteralmente, di sete, ma gli esperti di acqua da bere ci dicono che non tarderemo ad aver sete anche noi, forse già domani. E forse allora, nel generale sgomento, torneranno alla notorietà gli assetati di giustizia.