Il subsidium, l’accovacciamento, è il termine che indicava il sistema di dislocamento delle truppe di riserva nell’esercito di Roma al tempo della sua maturità strategica. Maturo quanto fosse quell’esercito, sofisticata la sua tecnica, non si ha notizia di un uso strategico del subsidium; le truppe di riserva non erano il fior fiore e per il più erano anche malfide, ragion per cui quando il comandante chiedeva il sussidio più che di vincere la battaglia intendeva provarsi a evitare la disfatta, i sussidiari si elevavano dalla loro incomoda posizione sub side e si sgranchivano le gambe avanzando e cercando nel contempo di evitare una morte repentina. Questa spiega non c’era nel mio sussidiario, eppure l’idea che il sussidio fosse l’ultima carta che t’è rimasta in mano prima della disfatta, e che poi non fosse che un due di picche, ce l’ho in testa sin dalla tenera infanzia. Educazione familiare, sussidio era una brutta parola, e mio padre viveva nel terrore di dover chiedere il sussidio, un proletario costretto al sussidio era uno sconfitto destinato ad accovacciarsi nella fossa del sotto proletariato, l’esercito di riserva del capitale. Acqua passata, ora è proletario una brutta parola e il sussidio non solo è un’evidente e onorevole necessità, ma ci sono le scuole per insegnare a come chiederlo e ottenerlo. E il sussidiario, e la sussidiarietà, il nuovo esercito di riserva, ora truppe fresche e fidate accovacciate in attesa di una lesta avanzata per la vittoria.