La strada non è la via. La via è andare, la strada è costruire. La via ha una storia augusta e ancestrale, dal vedico vah, e poi vaha, e indica un percorso, uno svolgimento, una scelta, e si capisce subito che nella via ci cova la metafora e nella metafora ci sguazza lo spirito. E così si può comprendere come tanta brava gente si è persa per strada cercando nella vedica India il suo vah, e perché Frank Sinatra abbia cantato My way e non My Street. La strada, strada e stratus, è spianare la terra, porvi sopra un massiccio strato di sassi e quindi una pavimentazione di pietra solida e elastica, atta a reggere grandi pesi in movimento e che possa durare per molto tempo, per secoli; ed è anche stratum, un cuscino, un materasso, perché nonostante la sua consistenza ignea, chi transita su una strada ben fatta ha la percezione di morbidezza e riposo. Dunque si comprende bene come Gino si chiami Gino Strada e non Gino Via. Perché c’è ben scarsa metafora in lui, ma materia di solida, elastica, durevole costruzione, tanto più morbida all’uso quanto più straordinariamente ben fatta. E mi spingo fino a considerare ciò di cui le maggiori etimologie si rifiutano di prendere atto, ovvero che l’etimo di strada, stratus, stratum, transiti dal greco stratos, guerriero, combattente, da cui, poi, stratega e strategia. Dunque promuovo questa nuova ipotesi etimologica, visto che senza ombra di dubbio Gino Strada è pietra combattente, pietra strategica.