Iddio creò l’universo tutto quanto, dalle galassie ai lombrichi, e infine una creatura che gli parve così ben riuscita da azzardare persino che gli somigliasse. Prese la creatura, la chiamò l’uomo e la piazzò al centro della sua grandiosa opera a fare la vita del pascià, salvo notare in capo a pochi giorni che quest’uomo soffriva di deprimevole solitudine. Così pensò di tenerlo occupato ed ebbe un’idea, convocò al cospetto del depresso l’intero creato, dalle galassie ai lombrichi, e gli chiese di dare un nome a tutto quanto; non solo avrebbe avuto da fare un bel po’, ma dando un nome a ogni cosa egli ne sarebbe diventato il sovrano, il sovrano dell’universo intero, altro che titillarsi nella solitudine. Non il padrone, il sovrano. Il sovrano non è padrone di niente, il sovrano è solo colui che sta sopra, che sta in alto sulla collina, sulla palizzata, sulla torre, sul trono; è la vedetta, la scolta, il guardiano; l’uomo che veglia perché nessun pericolo minacci la casa, il villaggio, la città, la nazione, l’universo. Il sovrano è dunque il responsabile, responsabile di ogni cosa che ha saputo nominare e riconosce perché ne ha coscienza. La sovranità è responsabilità, questo fin dai tempi dell’antica Bibbia, anche se sin da quel tempo i sovrani, quelli intronati, hanno avuto la costante tentazione di farsi padroni.

Nel corso della rivoluzione europea del 1848 una sola delle molte effimere repubbliche che in quell’anno sono nate e poi annientate ha avuto la forza e la passione per darsi una costituzione, la Repubblica Romana. Nell’articolo uno recita così, “la Sovranità è per diritto eterno nel Popolo” e afferma un principio di rivoluzionaria arditezza. E cioè, che non può darsi un popolo se non nell’esercizio della sua sovranità, e chiunque sottragga sovranità al popolo, intenda porsi sopra il popolo, a maggiore altezza e poteri, è un impostore e un usurpatore. Esercitare la sovranità, umani che liberamente si costituiscono in un patto eterno di reciproca assunzione di responsabilità, tutti responsabili per ognuno e ognuno responsabile per tutti, e colmi della coscienza di ogni cosa e dell’universo intero, si fondino in libera nazione. Le truppe di Napoleone III il golpista occuparono Roma prima che la sua Costituzione potesse essere applicata, non risulta che alcun popolo al mondo si sia ad oggi sobbarcato un peso del genere, del resto nessuna rivoluzione è ancora arrivata fin lì.

Il sovrano non è padrone di niente, il sovrano è solo colui che sta sopra, che sta in alto sulla collina, sulla palizzata, sulla torre, sul trono; è la vedetta, la scolta, il guardiano; l’uomo che veglia perché nessun pericolo minacci la casa, il villaggio, la città, la nazione, l’universo. Il sovrano è dunque il responsabile, responsabile di ogni cosa che sa vedere e ne ha coscienza. La sovranità è responsabilità, questo fin dai tempi in cui Iddio impose alla sua creatura preferita il peso della sovranità sull’universo, anche se sin da quel tempo i sovrani hanno avuto la costante tentazione di farsi padroni.

Nel corso della rivoluzione europea del 1848 una sola delle molte effimere repubbliche che in quell’anno sono nate e poi annientate ha avuto la forza e la passione per darsi una costituzione, la Repubblica Romana. Nell’articolo uno recita così, “la Sovranità è per diritto eterno nel Popolo” e afferma un principio di rivoluzionaria arditezza. E cioè, che non può darsi un popolo se non nell’esercizio della sua sovranità, e chiunque sottragga sovranità al popolo, intenda porsi sopra il popolo, è un impostore e un usurpatore. Esercitare la sovranità, umani che liberamente si costituiscono in un patto eterno di reciproca assunzione di responsabilità, e colmi della coscienza di ogni cosa e dell’universo intero, si fondino in libera nazione. Le truppe di Napoleone III il golpista occuparono Roma prima che la sua Costituzione potesse essere applicata, non risulta che alcun popolo al mondo si sia ad oggi sobbarcato un peso del genere, del resto nessuna rivoluzione è ancora arrivata fin lì.