La sinistra è contradditoria, incerta, equivoca, ma interessante, sempre interessante, e dico dell’etimo per non parlar d’altro. La sua origine è squisitamente latina, ma intanto bisogna scegliere se risiede in sinistrum, oppure in sinister, e fa la sua bella differenza. Se si tratta di sinistrum, allora viene da sinus, il seno, il seno nel senso di insenatura, nella fattispecie l’incavo formato nel lembo rigonfio di pieghettature della toga avvolta attorno al braccio sinistro; quel seno faceva anche da tasca, ci si potevano tenere un sacco cose, anche un pugnale, volendo. Ma in ogni caso la mano, dunque sinistra è la mano che tiene il lembo della toga, la mano dalla parte del cuore. Che è la mano del buon augurio, perché i romani celebravano i loro riti volti al meridione e dunque con la sinistra volta al levante, e è proprio dal levante che venivano i buoni auspici. Una sinistra augurale, vedi un po’. I greci invece celebravano a settentrione e dunque avevano la sinistra a ponente, là da dove arrivavano le disgrazie; la sinistra per loro è la mano della sventura, triste, perversa, cattiva. Proprio come se sinistra derivasse da sinister, che a sua volta trae origine dall’avverbio sins che indica ciò che è diverso dalla cosa normale, il lato del male, da cui sinistro, perciò la mano anormale, sfavorevole, infelice, propensa alla sventura e all’incidente. Se è così, la sinistra è spacciata, anche se, sursum corda sinistrorsi, è pur vero che il più delle volte la fortuna sia proprio una questione di anormalità, e le buone notizie vengano dalla parte sbagliata.