Latino schola, greco skholḗ, riposo. Vaglielo a dire a quelli come me che a scuola ci hanno sudato sangue. Eppure skholḗ questo vuol dire, riposo, tempo libero dal lavoro, agio, cose così; e infatti la radice antica è sha, per tenere, fermare, fermarsi. Ma pensa, c’è stato un tempo, antico e lontano, in cui si è inventata la scuola perché si è ritenuto necessario definire un luogo dove la fatica del diuturno lavorio umano fosse sospesa, dove l’animo e il corpo ne avessero tregua. Riposarsi in che modo? Parlando e ascoltando, pensando quindi con agio, liberi da qualsivoglia incombenza che non fosse inscritta nella natura del luogo. Pensare e parlare e ascoltare di che? Della vita, semplicemente. Filosofare. La filosofia è il pensiero riposante. Mia nonna Anita, che è nata nell’ottocento, è andata a scuola per l’intera durata di tre anni, li chiamava non anni ma libri; ci sono andata fino al terzo libro, diceva, impressionata dalla generosità del re che le aveva donato questi tre libri e il modo per imparare a leggerli. Imparata una pagina, la strappava via per non incorrere nella tentazione di dimenticare ciò che vi aveva appreso, cosa fatta capo a. Per tutta la sua lunga vita è stata grata al re, lei che era autorevole membro di una famiglia anarchica, che le ha concesso un’infanzia riposante, per quei tre anni ha lavorato nei campi solo dopo la scuola. E non ha mai cessato di esercitare la filosofia, come per tutti i grandi pensatori con poche e incisive parole. Mi riserverò alcune sue splendide perle filosofali per la voce filosofia.