Ho litigato con la mia amatissima compagna per una parola, una sola, semplice, bella, ma proprio bella parola. Mi ha chiesto la mia amata se fossi andato con lei alla manifestazione contro le leggi salviniane sulla sicurezza, e ho risposto che sì, sarei andato, ma l’avrei fatto con il mio cartello personale su quel cartello avrei scritto bello grande: IO SONO QUI PER LA VITA. Non l’ha presa bene: ah, sei diventato anche antiabortista? No, ma è per questo che vengo, perché Salvini è un costruttore di morte e se scendo in battaglia è per la vita, la mia vita, la vita dei miei fratelli e persino la vita dell’universo intero. Sì, però quello è un cartello da antiabortista. Sarà, amata mia, ma scendo in battaglia anche per questo, perché rivoglio indietro la mia parola, ti sembra di poter sopportare che ti rubino le parole, che ti portino via persino la vita? Lei ci sta ancora pensando. Pensateci anche voi per cortesia. Non abbiamo quasi più parole, ce le siamo fatti portare via, abbiamo lasciato che si dissolvessero. Ce le hanno prese e ci hanno fatto quello che gli pareva, ne hanno pervertito il senso, depravata la ragione, piegata la forza, corrotto il potere evocante; o sono state fatte sparire, semplicemente, perché inutili, o sconvenienti, inadatte. La dignità è ridotta a decreto, la pace a condono fiscale, la vita il contrario di morte, l’onore un saluto fascista, il candore, pensate un attimo alla bellezza del candore e da quanto tempo non ne sentite più eco, per un po’ è stato un detersivo, tardivamente un oltraggio, poi più nulla. E castità, sorella di candore, è davvero l’astinenza dalle attività sessuali, sicuri? Io ad esempio aspiro ad essere un uomo casto, mi sarà non facile, ma mi piacerebbe essere evangelicamente casto come i colombi che abitano qui nel sottotetto del fienile ed essere capace dei loro placidi, gioiosi amoreggiamenti. Gioia, gioioso, è un pezzo che non uso queste parole, e pensare che vorrei vivere, sinceramente lo vorrei, in un mondo gioiosamente abitato. E rivoluzione, non è forse che una parola chiave del marketing di ogni genere di prodotto spazzatura, compreso il prodotto politico? Per non dire di libertà. Per non dire che buono non si usa più nemmeno per un prodotto gastronomico, molto meglio goloso, così da dare spazio alla sua perversione in buonista. Una compagna della mia amata portava un cartello: buonista un cazzo, ecco un piccolo, intenso gesto di rivolta di una buona persona. Rivolta è una parola da tenere da conto, intanto andiamo a riprendercela là nella landa deserta dov’è è data dispersa.

Senza le parole non siamo niente, siamo solo solitudine, sgomento e inanità. Ogni parola ha in sé senso e ragione che raccolgono l’agire umano nella sua storia, le parole pretendono l’azione e non possiamo agire senza le parole per farlo. Per questo vi invito a raccogliere le più preziose, le più belle, le più urgenti, toglierle dalle grinfie degli imbonitori, dei truffatori, dei pervertiti, e custodirle, curarle, preservarle, e usarle, naturalmente, proclamarle, cantarle, sussurrarle, scambiarle, regalarle a chi si vuol bene, a chi si rispetta, rispetto è una parola molto interessante, io ad esempio la metterei tra le parole dell’amorevolezza. Qualcuno ricorderà che nelle vecchie classi elementari si appendevano alle pareti dei grandi colorati cartelli con le lettere dell’alfabeto e la parola corrispondente con una figura per capire meglio, una sorta di abbecedario murale. Vorrei fare qualcosa del genere, offrirvi parole da appendere, perché vi ci possa cascare l’occhio e riprendere a conoscerle e pronunciarle. Naturalmente io non conosco tutte le parole importanti, sarebbe un bel gesto d’amicizia, averne da voi, così ch’io possa redigere ancora cartelli. Credo che la prima parola che appenderò sarà Sovranità, già, la più preziosa delle prede che voglio strappare ai cattivi e riportare a casa.