Come per falso (vedi voce falso, fallire, fallo) anche il peccato è una questione di piedi, di dove si mettono, di come si mettono. Peccus, e non si capisce da dove l’abbiano preso i latini se non, e solo forse, dall’accadico pessum, è il difettoso di piede, l’inciampatore, il zoppicatore, come il mancus, è il difettoso di mano, il mancino. È interessante la ricchezza di obbrobri connessi ai piedi; a parte il falso, anche scellerato, che viene da scellere, inciampare, ha a che fare con i piedi e con la viabilità. Dobbiamo dedurre l’evidenza che le strade dell’antichità dovessero essere piene di trabbocchetti, buche, sconnessioni, sassi puntuti, ogni sorta di occasione di inciampo e dunque di peccato; dare la colpa di ogni nostro peccato a come son messe le nostre strade è un costume che si è radicato nei secoli e nei millenni, e anche oggi le cose stanno così, siamo tutti peccatori perché di fatto tutte le strade fanno schifo. Peccatori incolpevoli dunque, che è quanto di meglio abbiamo imparato a supporre per convincerci a sopravvivere a noi stessi. No, perché chi inciampa è uno scellerato dicono ancora i latini; e se proprio loro, così poco inclini alle metafore, sul tema pedestre hanno scialacquato, vorrà pur dire qualcosa. Infatti pe strade su cui inciampiamo le abbiamo fatte noi o chi da noi incaricato. Abbiamo tutti inciampato, siamo tutti azzoppati e tutti quanti siamo degli scellerati; dei poco di buono che non dovrebbero aver bisogno di un dio che li giudichi per guardare bene a dove mettono i piedi.