Prendere, conquistare, scegliere, cominciare una parte. Dunque, pensandoci bene, forse libertà è partecipazione, ma partecipazione non è libertà, è vincolo. Non è così facile, e ci ho messo un po’ a spiegarmi con Lorenzo domenica mattina mentre ce ne andavamo nella nebbia alla scuoletta di Borgo Tulipano a partecipare, lui per la prima volta, in quel modo così singolare di farlo, mettendoci una croce sopra. Quella croce Lorenzo è la firma di un patto e dunque sancisce un legame, io oggi prendo parte alla Repubblica nel modo in cui mi è consentito di scegliere la mia parte. La scelgo confidando in un pensiero e in un agire che intendo condividere e negli uomini che se ne fanno testimoni. Comincia così la mia parte, ma non è che l’inizio, d’ora in poi io sarò responsabile per la mia scelta, la mia croce fa fede per la mia intenzione, ma sarà il mio agire che farà fede per me, tradirei il patto se pensassi che la mia parte è tutta lì, in un lavoretto di matita. Pensaci bene Lorenzo, puoi anche lasciar perdere, puoi tornartene a casa, puoi perderti nella nebbia e giocare a ritrovare la strada, sei ancora un ragazzo e sarebbe difficile biasimarti; quello che ti offre la Repubblica è caricarti del peso di una scelta adulta, e la tua scelta è una conquista che chissà quando si compirà. La libertà, se è la libertà a cui teniamo, non è lì in quel foglio e in quella matita, ma nella forza e nella pazienza con cui portiamo quel peso, e se dopo tanti anni io vengo ancora qui a metterci una croce sopra non è perché mi sento libero, ma perché voglio diventarlo un uomo libero.

Per ora, senti, questa è una poesia, voggh’esseri un cocciu di rina nni la rina di la praja; nu pisci nni la riti cu l’autri mpignati a sfunnari la gaggia chi li chiuj.

Voglio essere un granello nella rena della spiaggia, un pesce nella rete con gli altri impegnati a sfondare la gabbia che li chiude