Il medio, il medius, è il mezzo, ciò o colui che sta nel mezzo, al centro, conservato intatto in tutto il nostro vasto mondo dall’arcaica forma indoeuropea medhyo. Deve avere una certa sacrale rilevanza il medio, il mezzo, se si è tenuto così gelosamente custodito per millenni tra i germani come tra gli umbri, dai greci come dai celti. Chissà mai cosa ci sarà di così importante a stare nel medius, e da lì a mediare. Indovina. Non è facile né comodo stare lì nel mezzo, e infatti si dice “mettere di mezzo” non certo per dire di un favore; il medius è esposto a tutto e tutti, vede ogni cosa ma da ogni cosa è visto, gli è difficile simulare e men che meno mentire, il mediatore è spoglio, poiché è costantemente alla vista non ha che da essere cristallino, tutta luce e niente ombre; ovviamente non può stare da nessuna parte e con nessuna parte, se non nel punto esatto del mezzo, solitario. Per questo al pari della sua posizione il mediatore stesso è sacro, perché per mantenersi lì deve esercitare una forza e un autocontrollo ultraumani, e perché nessuno osi toccarlo affinché si mantenga in una posizione così fragile, così delicata. Che ne sarebbe degli umani se non avessero definito il medius e il suo abitatore, il mediatore; cosa sarebbe rimasto dell’umanità nei secoli ossessionata da ogni genere e specie di contese, dispute, conflitti, questioni, tutte potenzialmente micidiali, distruttive, annientatrici. Cosa ne sarà di noi che siamo tutti da un’altra parte e abbiamo lasciato deserto il medius.