Leggere è come legare, la radice è la stessa, sumerico leg, raccogliere. Leggere è come una legge, stessa radice e stessa ragione, raccogliere e legare. Leggere è stabilire un legame. Leggere è un atto della creatività ordinatrice, è quasi un miracolo saper leggere, al confronto scrivere è roba da niente. Infatti scrivevo molto prima di imparare a leggere; a due, tre anni, quando mi mettevano sul vasetto chiedevo carta e matita. In quel tempo remoto la classe subalterna aveva della carta un culto e un rispetto mistici; erano conservarti con religiosa cura giornali passati, quaderni già compilati, fogli ripuliti e spianati di carta da zucchero, carta da macello, carta fine da tintoria, carta sbiancata da pasticceria, carta vergatina da farmacia e carta velina da sarta. Non mancava certo di carta la casa di un operaio, e non mancavano le matite, almeno due, una grassa e l’altra magra, per fare i conti e scrivere le brutte copie. Così io stavo lì sul vasetto e scrivevo, scrivevo, scrivevo, anche sulla carta già scritta, mi veniva proprio bene, solo che ci leggevo solo io, e questo mi dispiaceva. Quando mi son messo a imparare a leggere quello che scrivevano gli altri, ho capito come fosse difficile raccogliere e legare tutti quei segni assieme, farlo prima con gli occhi, poi con le labbra e infine coi pensieri; dare alla luce degli occhi cose mai viste né sentite né pensate, adesso io sono lui, vedo quello e sono là. Un lavorone, e un gaudio quasi, pardon, divino. Perché se è vero che qualcuno ha già scritto, solo se è letto esiste.