Urge dire qualcosa in proposito prima che tutto, forse domani, si compia senza esserci prima chiariti. Intanto sia chiaro, la guerra non l’abbiamo inventata noi, è un’idea tutta germanica, werra, che abbiamo recepito tardivamente e malvolentieri nel nostro amabile latino soltanto intorno al VI secolo, quando ormai i germani ci menavano di brutto e da gran tempo, provando anche ad addolcirla un po’ in guerra. Noi eravamo quelli del bellum, tutta un’altra storia. Come sarebbe a dire un’altra storia? Ecco, werra nasce e fiorisce nell’arcaica radice accadica garu e mantiene il significato originario di contesa, e la contesa è sì lotta e la lotta si butta anche in zuffa, ma rimane nell’ambito della gara; è sì, guerra e gara hanno lo stesso etimo. Bellum invece viene da un’altra parte, sempre dall’accadico, ma dalla radice belum, che ha il significato di esercitare il potere, il potere nel senso di quello che esercita il re; e belum vien dritto dritto da bullu, che è sterminare, abbattere, distruggere, proprio ciò che è nello specifico potere dei re. Va da sé che un conto è contendere e gareggiare e un altro sterminare e distruggere. I germani amavano azzuffarsi, le loro erano contese di sopravvivenza gli antichi romani sterminare, è solo così che si edifica e mantiene un impero, ma i tempi cambiano, così, come ben constatiamo da non pochi secoli, werra ha preso il significato di bellum e indistintamente i discendenti dei germani e dei latini, in accordo con i discendenti di tutti gli altri, hanno smesso di sistemare le cose a colpi di gara e si dedicano con maggior efficacia a distruggere.