Dal latino diluere, diluire, annacquare, lavare. Alla faccia, direte voi, un diluvio è un cataclisma, una tragedia di annegamenti e distruzioni, vallo a dire ai tedeschi che l’altra settimana c’è stato un fenomeno di annacquamento, lavaggio e diluizione. Sì, certo, visto così è un etimo beffardo, blasfemo e balordo, ma vi invito a ripensate alla storia degli uomini, quella che conosciamo, quella che ci portiamo con noi dai tempi dei tempi; allora non può sfuggirvi che ogni popolo, ogni cultura, dai sumeri, agli ittiti, ai greci, agli ebrei, agli scandinavi, ai celti irlandesi, ha una sua storia di diluvio, un cataclisma universale scatenato dagli dei, o dall’unico Dio, avente lo scopo di dilavare, diluire e annacquare ben bene le nefandezze del genere umano, i suoi incorreggibili costumi, le sue imperdonabili colpe. Sappiamo che è accaduto davvero, un diluvio c’è stato e forse anche più d’uno, e anche piuttosto universale agli occhi dei corvi, visto che secondo le fonti più accreditate quello che ricordavano i sumeri aveva ampliato le acque del mar Nero di 150.000 chilometri quadrati. Come sappiamo che da quando c’è la storia, quello che ci racconta non è che una inesaurita cronaca di misfatti e rovine per mano umana, più che meritevoli di annegare sotto un oceano di purificatrice acqua piovana. Sì, deve essere purissima acqua celeste quella che può lavare i nostri peccati, visto che siamo riusciti a rendere infetta tutta quella che abbiamo a portata di mano, a portata dei nostri peccati.