Dal latino e al latino dal greco tale e quale. La radice remota è da, per mostrare, che poi prende per un ramo secondario in dad, ebraico, dadda in aramaico e dida in latino per seni, poppe, nell’idea, forse, che le tette è bene farle vedere. Ma il ramo principale si estende dal sanscrito damsas, potere miracoloso, che a sua volta prende debito dall’assiro demu, prendere in cura. Ed è bello e istruttivo che gli antichi assegnassero all’insegnamento, alla disciplina e all’arte del mostrare il mondo e i mondi, la natura di un potere miracoloso. Certo, insegnare è prendersi cura, dalla gatta che insegna ai suoi cuccioli come comportarsi sulla ghiaietta, a Socrate che insegna ai suoi alunni che l’unica ragionevole verità è nel sapere di non sapere. Ma non è il prendersi cura di un medico, non di un pastore di greggi, non di un cane da guardia, è il farsi materia di un potere miracoloso. Saper mostrare, dare luce, liberare, è uno straordinario potere, ma è un potere ineffabile, persino indescrivibile, ma come fa a spiegare così bene, che nessun altro potere, neppure un potere che si definisce nell’assoluto, è, mai riuscito a misurare, a regolamentare, ad amministrare con un qualche successo. Miracoloso. E noi che non andiamo a Medjugorje ma amiamo Socrate sappiamo che è il miracolo terreno del sapere che si fa corpo, del corpo che si fa logos, del logos che si fa offerta, dell’offerta che si fa non correntemente condivisione ma miracolosamente moltiplicazione. E, pensateci, non casualmente si dice “corpo insegnante”, e, ripensateci, la didattica a distanza semplicemente non è didattica.