La croce è un manufatto composto da due pali tenuti assieme per formare un telaio. Si tratta di uno strumento particolarmente adatto ad appendere, legare, inchiodare animali muniti di arti, tra questi l’uomo. Nel corso degli eventi umani si è dimostrato che appendere, legare o inchiodare un animale anche umano a una croce è il modo ideale perché sia visto e notato anche da lunghe distanze. Dato che nella disposizione del crocefisso un essere è destinato a morirne, è parso che il mostrarne l’esito il più chiaramente possibile fosse assai adatto alle risoluzioni esemplari. Fosse un lupo sterminatore di greggi o un bestemmiatore dell’unico vero dio, era necessaria una pena da esibirsi il più a lungo e a più sguardi possibile. Tra i molti umani che ebbero a scontare la croce, a noi che non possiamo non dirci cristiani, è tuttora caro un predicatore vissuto nella provincia imperiale di Galilea due millenni or sono. Nella consuetudine di jus et lex, ebbe un giusto processo, la dura pena era giustificata dalla concomitanza degli interessi del potere politico e di quello spirituale. Conclamato bestemmiatore e violento contestatore dell’ordine sociale, la sua predicazione era un mortale attentato ai due poteri che garantivano la pace e la prosperità della provincia. Oggi non ne avremmo memoria, se non fosse che una giovane donna di incerta posizione sociale e morale, dichiarò di aver trovato la sua tomba deserta e il giustiziato che se ne allontanava pregandola di darne comunicazione ai seguaci. Si diede fede alla parola di una femmina, e parrebbe che per circa un miliardo di maschi è tuttora così. Singolare.