Operare assieme. E operare viene dal altinoopus, che è il lavoro materiale, è la fatica; infatti nella mia lingua materna ancora oggi i braccianti “vanno alle opere”. Il lavoro, la fatica dell’opus hanno la loro radice in ops, che è ricchezza, forza, potenza. Dunque il lavoro e la fatica sono ricchezza e forza e potenza. Per chi? In questo mondo i lavoratori sono costretti a vendere la loro fatica e la ricchezza è di chi la compra, e meno è pagata la fatica più aumenta la ricchezza, il potere, la forza di chi l’ha comprata, e più diminuiscono le possibilità dei lavoratori di avere un equo compenso della loro fatica; gli uni se la passano sempre meglio, gli altri sempre peggio. Il che, anche se è un andazzo vecchio di secoli, non è proprio una gran bella cosa. Così che i lavoratori, i faticatori, in un bel mattino del 1844 nel distretto tessile di Rochdale decidono di non vendersi a nessuno, ma di spartire la fatica, e la ricchezza che ne deriva, tra loro, e fondano una cooperative, e si propongono nero su bianco, addirittura di “ lavorare non solo per sé, ma anche per gli altri, risparmiare, guadagnare e accumulare i profitti non per il soddisfacimento dei propri bisogni immediati, ma per quelli della comunità futura “. Così è nata la prima cooperativa conosciuta con tanto di statuto, pensa un po’ te. Siccome è una buona idea, le cooperative sono diventate milioni in tutto il mondo, il che non piace ai compratori di lavoro, e così, con un colpo di genio hanno fondato delle cooperative speciali, dove il lavoro è pagato anche di meno, praticamente niente, come da recente, esaustiva cronaca.