Il campidoglio è un posto abbastanza in alto ma non troppo, piuttosto bel riparato ma comunque accessibile, ampio ma non dispersivo, ideale dunque per porvi la sede di un governo, con tanto di simbolica fiamma perenne, edifici sacri e uffici amministrativi. All’origine il campidoglio aveva l’inziale maiuscola, Campidoglio, perché questo è il toponimo del più ameno dei sette colli di Roma, Mons Capitolinus, dove sin dagli albori la città ne aveva stabilito l’uso che si è detto. L’origine della parola è oscura, a meno che non si dia credito alla leggenda che vuole fosse scelto quel luogo a ragione dell’augurale ritrovamento della testa, caput, compresa di cervello, di un qualche dio. Comunque la parola ha avuto successo mondiale, e non c’è nazione che non abbia la sua capitale e non c’è capitale sguarnita di un campidoglio. Anche la ragione di tanto successo è oscura, visto che il Campidoglio è stato perennemente vessato dalla storia. Incendiato, saccheggiato, conquistato con le armi e con il tradimento più e più volte. Memorabile nel 387 avanti Cristo l’assalto e la conquista da parte dei Galli capitanati da Brenno, il guerriero assetato di sangue, oro e femmine tradizionalmente raffigurato avvolto nella pelle di un orso e con un terrificante copricapo ornato delle corna di un bufalo. Nell’ambito di quell’increscioso episodio va ricordato il massacro dell’intero corpo senatoriale riunito in dignitosa attesa della cruda sorte; i senatori furono sgozzati uno a uno senza che l’orrido Brenno avesse la soddisfazione di sentire un solo gemito di protesta.