Sei venuto per il bene, è un bene che tu sia venuto. E dunque prendi la mia mano nella tua e varca in pace la soglia della mia casa. Per tutto il tempo che ho vissuto nella vecchia casa della mia vecchia famiglia nella nostra vecchia cultura, casa, famiglia e cultura dei morti di fame, dei contadini senza terra e degli operai a cottimo, non ricordo una sola volta in cui un umano si sia affacciato alla soglia senza essere il benvenuto. Compresi ovviamente gli sconosciuti e i parenti antipatici, era comunque e sempre un bene. Una novità o una conferma non potevano che essere per il bene, in qualche modo che poi si sarebbe palesato aggiungendo esperienza e conoscenza. Perché nulla era definitivo in ciò che già si sapeva e si aveva visto e ascoltato, che fosse sventura o fortuna, perché era logica conseguenza della precarietà del tutto che tutti finissero per bussare alla porta di qualcuno. Per questa ragione erano benvenuti i mendicanti, che però non venivano a mani vuote, ma cantando o suonando le benedizioni di chi li aveva mandati, buon giorno signoria son venuto a salutarvi nel nome di Maria e San Giuseppe in compagnia. Entravano in casa e ricevevano alla fine della cantata pane, del companatico, del vino, quello che si poteva dare. Unica, ferrea eccezione, Serafino lo jettatore, che nessuno toccava e restava fuori dalle case a patire l’inumano peso della sua disgrazia, era il tempo dell’ignoranza e dell’oscurantismo. Nella luce smagliante dell’oggi gli jettatori si sono moltiplicati a tal punto che non hanno nemmeno più un nome, e i benvenuti sono quei pochissimi che possono esibire attestato di inoppugnabile validità.