Mi sembra giunto il momento di spenderci due parole. Anarckho, an privativo, arckheo, io comando, dunque io non comando. Il verbo arckhein sta anche per venire prima di, e questo va a pennello con comando e dunque con nessuno viene prima di, ma sta anche per iniziare, e l’anarchia è anche qualcosa che non è mai iniziato. Concordo. L’Anarchia non è di questo mondo, ben lungi dall’essere un’ideologia organizzata, è un antico e persistente e indomito pensiero che accoglie in sé il plurimillenario anelito di liberazione dal potere e dai poteri; è utopia, e scelga il lettore se la u che precede topos, vada intesa come ou, o eu, e quindi il luogo che non esiste o il luogo buono, io ho scelto il luogo buono che questo mondo e questa umanità ancora non sanno creare, per questo l’anarchia è disordine, perché questo mondo non conosce ordine che non sia frutto dell’esercizio del potere. In questi tempi in nome dell’Anarchia si mandano pacchi bomba e si spara e si picchia, e questa è usurpazione. Gli usurpatori dovrebbero sapere, ma non sanno nulla, nemmeno alzare a pugno il braccio giusto, che il diritto dovere al tirannicidio è un tema andato a concludersi con Gaetano Bresci nel 1901. Di lì in poi è apparso universalmente evidente che non deve essere il tiranno il bersaglio, eliminato uno ne è subito pronto un altro, ma il trono su cui poggia il suo dorato culo, il sistema che lo genera, compito assai più arduo, e infatti mai portato a successo. A parte l’orrore, più ancora dell’errore, di identificare il tiranno in un mite dirigente d’azienda, un carabiniere fedele al suo mandato, e via così.