Dobbiamo il fatto che ora siamo in gennaio al mai abbastanza lodato secondo re di Roma, Numa Pompilio, ce ne fossero oggi di numi pompili. Rifiutandosi alla sanguinaria eredità di Romolo, regnò per 43 anni senza che Roma si struggesse un solo giorno dietro a una qualche guerra, era uomo di legge e di filosofia, tutto quello che portò con sé nella tomba furono dodici libri, mise in riga i potentati senatoriali e diede ordine spirituale alle credenze popolari, diede poi ordine all’universo partendo dalla convinzione che la terra fosse sferica, pensa un po’, e mise in riga anche il calendario dividendo l’anno in dodici mesi lunari, prima erano dieci (da cui sette-mbre, otto-bre, neve-mbre, dice-mbre) messi lì a caso, e provvedendo a pareggiare i conti con l’andamento solare istituendo gli anni bis e trisestili. Fissò dunque come primo mese dell’anno ianuarius, dedicato a Janus, Giano, il dio bifronte, egli stesso derivato da janua, porta, avendo la radice indoeuropea in y-aa, passaggio, perché era l’antica divinità italica che aveva dato inizio alle cose del mondo, e in primis al movimento, e dunque al tempo. Il fatto che Giano abbia la peculiarità del volto bifronte è proprio perché egli guarda contemporaneamente al passato e al futuro, impagabile virtù divina che gli umani stentano a fare propria, anzi, ci rinunciano volentieri. Mentre invece gennaio sarebbe lì proprio per questo, e ci starebbe a pennello, per dare inizio a nuove cose avendo ben presente cosa è appena passato.