Dal latino felix, tratto dal verbo feo, greco phyo, produttivo, fecondo. Quando si dice il segreto della felicità! Ma è tutto lì, non vi pare? Semplice, semplice. Strano e invero sospetto il fatto che si producano da tempo immemore complesse teorie, voluminose congetture, programmi terapeutici a tempo indeterminato, costosi corsi di orientamento, pittoresche sette e chiese, tutto quanto per dare ragione di ciò che appare irraggiungibile, sempre oltre l’orizzonte visibile, eternamente più costoso di quanto mai potremmo permetterci, talmente complicato anche solo a descriverlo da risolvere non pochi a sancirne la non esistenza in essere. E invece è così semplice, talmente semplice da essere invisibile. Chiedo a chi incontro tra le persone a cui voglio bene, sei felice? Vedo che metto in imbarazzo, ma è la cosa che più mi preme, che altro importa sapere da chi si vuol bene? La risposta è spesso muta, oppure peggio che muta, “oddio, felice è una parola grossa”. No che non lo è, è una parola piccola, piana. Potrei dire infatti, semplicemente, quanta vita ha fruttato il tuo vivere? Che cosa di buono hai sparso intorno a te vivendo da poter esserne contento e della contentezza felice? Ma piuttosto che inopportuna so che sarebbe presa come una domanda impertinente, oltretutto lesiva della privatezza. E non capisco il perché, perché costruiamo architetture tanto vacue quanto presuntuose solo per sfuggire alla domanda più ovvia che sarebbe naturale porci ogni santo giorno nel momento che stiamo chiudendo bottega.