È bella e diritta la strada dell’economia, persino dolce e amica. È una storia greca quella dell’economia, che mette assieme oikos e nomos. Oikos è la casa, ma la casa che è sì materia, ma non materia inerte; la materia della casa è il bene che rappresenta per chi la vive, il bene primario, nella casa si conserva e prospera la sostanza necessaria al vivere. Infatti, la limpida mente greca fa sovrintendere al sostantivo oikos il verbo oikeo, che significa egualmente, vedi un po’, abito e amministro. Abitare è governare, governare è abitare.  E nomos è la legge, la regola, da nemo, che vuol dire distribuisco, da cui, tra l’altro, il latino numerus, numero; infatti cos’altro sono i numeri e le numerazioni se non una buona idea, un sistema ragionevole, di distribuzione, un ordine di ripartizione? Dunque, ricapitolando, l’economia altro non sarebbe che la legge della casa, la corretta distribuzione della sostanza, dei suoi beni. Di più, per rendere le cose ancor più chiare, nomos ha la sua radice antica in namas, in sanscrito namas è il cibo. Ci siamo capiti? La legge è cibo, la legge è nutrimento, perciocché l’economia sarebbe il cibo della casa, la corretta distribuzione del cibo tra gli abitatori. Aggiorniamo l’idea di casa alla contemporaneità e tutti quanti ormai siamo dell’idea che la casa è una sola, è globale; quindi, se le parole valessero ancora qualcosa, il senso e il significato dell’economia altro non possono essere che la corretta distribuzione del cibo nel mondo. Se le cose stanno così è d’accordo persino papa Francesco.