Quello che ho messo qui è un privilegio, il mio, quello di esser pagato per fare quel che mi è assolutamente naturale oltre che necessario fare: raccontare. Ci sono racconti editi, inediti o quasi editi, non so, comunque quelli che a partire dal 1987 mi hanno aiutato a campare, in ogni senso. E quelli che, mi sono accorto rileggendoli, devono essermi venuti dietro per molto molto tempo ancora fino ad entrare, neanche io so bene come, in alcuni dei miei romanzi.
- 2000
2004. C’era il programma su tutti i giornali, alla radio e alla televisione. Guardò l’ora e uscì fuori per vedere almeno a che punto fosse la luna, e vide per prima cosa le stelle scostarsi l’una dall’altra, stridere nel muoversi come se intenzionalmente si dilungassero a graffiare la volta celeste; subito dopo udì il cielo ululare...
- Bocca di Magra
1992. Ogni settembre, a metà settembre, da un po’ di anni vado a trovare un vecchio, per l’ultima volta dell’anno nella sua casa d’estate. È il giorno del suo compleanno e mi aspetta tra i rosmarini sassosi del suo giardino con un bicchiere in una mano e la bottiglia del vino nell’altra...
- Caro Paolo
1997 non so se ho fatto bene, in particolare non so se ho fatto come tu avevi bisogno che facesssi. ti do qualche scians per migliorare il lavoro, però...
- Cuba Che al Mio Paese Era Ancora Inverno
1994. Ridono i bambini per tutta Cuba. Ridono e forse sono felici. O così mi pare e non conosco la verità. Ma ridono -li vedo- e hanno mamme giovani di grande culo e grandi amorosi fianchi e padri snelli e mezzosorridenti. E tutti sono bianchi o neri o anche solo olivastri ma fanno risolini in ogni dove e chiamano papito e chiamano mamita, che al mio paese con quella voce ci chiaman la nutella...
- Due fessi venerdì
1990. “È freddo. Ma lo senti che freddo che c'è? Che ore sono? Sta tranquillo biondo; sono appena le quattro e mezza. Dovresti darti un po' più da fare e allora magari ti passa anche il freddo. Figurati se lo accendevano per noi....” Venerdì 16 novembre: sciopero dei procuratori di borsa a Piazza Affari.
- Fratellino e sorellina
2001. In una cameretta della clinica Magnolia, una di quelle camerette per pazienti che stanno male e forse moriranno, in una di quelle cliniche per quei pazienti che non hanno molti soldi ma per quando servono un po’ ne trovano, un uomo sorride tra sé perché ha appena sentito dei passi...
- Genova
2003. Cosa ne so poi io? Poco o niente. Non posso nemmeno dire di sapere, ma quel poco semmai di sentirlo. Sento di questa città qualcosa che mi manda a dire mentre ancora l’attraverso con il naso in su, ancora provinciale in estasi, ospite grato, melanconico campagnolo pèllegrinante ai santuari della capitale.
- I giorni della merla
Pesca all’acciuga con la lampara nella notte tra il 19 e il 20 gennaio del 2010, prima tra le sei notti della Merla...
- Il mare
2008. Che ne so io del mare se non quel poco e niente che tocco navigando sguazzando nel mio mare di casa tra lo scoglio del Maa Passu e quello del Pae Veciu...
- Il porto di Genova
2002. Non so quando è cominciata la storia. Saranno stati ragionevolmente gli ammiragli del corpo si spedizione repubblicano per le Gallie che hanno studiato bene la cosa e alla fine hanno deciso: qui va bene...
- Irena nel mio cuor
1988. Sei giunta oggi a me Irena che avrei potuto in altra circostanza esserti lungi e sono invece proprio qui, a rimirarmi la stampa quotidiana e a spiare con fare maldestro la scena del tuo giungere al set...
- L’anno più bello
2007. Lasciate che vi faccia un breve resoconto di quello che è stato l’anno più bello della mia vita, il millenovecentonovantuno. Naturalmente ci sono stati altri anni più belli della mia vita, ma non ricordo le date precise e dunque secondo me non valgono; di fatto sono anni che ormai si sono persi nella leggenda...
- La chiesa
1995. Sono cinque anni ormai che canto in un coro. Ho una voce niente male, e nella mia sezione, quella dei baritoni, il mio canto si inanella alto e chiaro, privo delle incrinature e delle incertezze di molti miei compagni, così che quasi sempre sono io che intono la parte solista, è nei miei occhi che il maestro punta la bacchetta per dare il là a tutta la faccenda...
- Le mie bambine
2002. Nel palazzo di casa mia ci sono quattro bambine e i loro nomi sono così belli, e anche loro sono così belle, che mi viene voglia di mettermele lì davanti, sedute sul muretto della scuola di là dalla strada, e raccontare per loro una storia...
- Nel principio
2000. Nel principio, forse, è stata la parola. Non che prima non ci fosse stato nulla. C’erano cieli e terre infiniti, sterminati abissi di vacuo deserto, e tenebra. Ovunque oscurità...
- Oceano
2009. Tramonti è l’ultima zolla dell’ultima terra che si affaccia alla vastità incolmabile di Oceano.
- Ombretta sdegnosa del Missisipì non far la ritrosa ma baciami qui
1988. Liù 01 doc. Sono ormai cinque anni che mi sono comprato un compiuterino e da allora non faccio altro che trafficarci dentro. Destreggiandomi nel tempo ho imparato ad intendermi con il suo procedere logico; ora, per dire, so come fare per conservare ogni cosa ben bene nella sua trama gerarchica e nulla -mi pare- va perduto e sciupato. Non è sempre stato così...
- Per l’Ufficio Stampa (Guglielmi?) da Maurizio Maggiani
1993. Per diverse buone ragioni della vita, io un posto mio ancora non ce l’ho. Voglio dire una casa, un paese; qualcosa come un riparo certo, forse una famiglia, un totem, un luogo del di dentro adagiato sopra un paesaggio confortante...
- Porto antico
2009. Il porto di Genova è vecchio di mille anni, tanto quanto la sua città. Forse è così per ogni buon porto in qualsiasi città del mondo, ma quello che so è che a Genova il Porto è la forma della città, è la sua lingua, la sua ragione.
- Prontuario per la donna senza cuore
1987, vincitore del premio "L'inedito" della rivista L'Espresso. La donna senza cuore venne, palpitò navigante veleggiante nell'aria e se ne andò. Non lasciò tracce, non ne aveva portate; ad essere sinceri del resto, nulla prima di lei l'aveva pensata o prevista. Infatti Felice non capì...
- Scemo di guerra
1995. Scirocco libeccio maestrale, maestrale libeccio scirocco. La sfera perfetta cronometrica dei venti centrifuga su questa mia città il tempo d’autunno: piove poi smette poi piove; durerà dio sa quanto e sarà così fino alla prossima stagione. Confondo troppo spesso le stagioni con le epoche; non riesco a trovare una ragione buona per spingermi oltre quest’autunno con qualche previsione...
- Stazioni
1999. Si, lo so, mi faccio schifo da solo, ma per tutta una lunga vita raminga io nelle stazioni dei treni mi ci sono trovato a casa. Ce l’ho cercata la casa, lì, e non dico che fosse sempre rose e fiori, ma qualche volta ce l’ho pure trovata. Perché non è che sia necessario essere un eroe, un hobo di ferrovia, per aver bisogno di una casetta qua e là per i binari del mondo, quando la vita ti chiama. E la vita a me mi ha chiamato assai presto sulle principali tratte di questo paese...
- Tango para Luis
1988. Ricordi Luis di Uruguay? La Luna pone los díentes en el cielo. Dimmi quanto era grande. Era grande quanto una capanna e forse più. Dopomangiato era di certo più grande; anche se cantava era più grande della capanna; senza di lui vi ospitava in dieci...
- Ti ricordi Del Rio sullo Stelvio?
1998. Mi ricordo che c’era caldo da morire quaggiù e freddo e nebbia fitta e dolore lassù. Lassù il gruppone si era fracassato e c’erano quelli che piangevano perché non avevano più la bicicletta per salirci sopra. Quelli più giovani piangevano anche per il sangue e la ghiaia dentro i tagli, ma gli altri no. Gli altri volevano solo due tubi di ferro dritti per ripartire.
- Troppi binari stamattina
1991. Quante volte? Mille, infinite. Avevo il mio treno il mio scompartimento e, al finestrino in contromarcia, avevo il mio posto, il sedile che potevo scaldare solo io. Sempre. Partenza alle sette e diciotto e se avevo da comprare le sigarette il capostazione aspettava ancora un po' e mi sbirciava di là dal binario...
- Venticinque aprile
1996. Il venticinque aprile del 1982. Ti ricordi che pioveva? Quattro giorni passato l'equinozio ancora pioveva. In via della Ghiara avevamo due finestre e un balcone e nel balcone l'acqua ciackettava sulla scodella della gatta...