Così, tanto per parlare un po’ della Germania. Perché la zuppa viene di lì, dall’antico tedesco suppa, ereditato dall’arcaico indoeuropeo sop, sorbire, e la suppa è il pane intinto nel brodo. Io penso che se si vuole capire qualcosa dei tedeschi bisogna partire da lì, dalla zuppa. E da Cornelio Tacito e dal suo studio etnografico sulle origini e sui costumi dei germani. Tra le molte usanze che turbavano il buon gusto di Tacito primeggiava l’insolito modo di nutrirsi di quel popolo, che non si metteva a tavola sui triclini, non aveva servitori che portavano piatti d’oro colmi della raffinata cucineria imperiale, no. Ma un gran fuoco di braci al centro del villaggio, e sulle braci una gran pignatta; alla pignatta la gente del villaggio portava quel che aveva coltivato, raccolto, cacciato, e ogni cosa bolliva e bolliva e bolliva in eterno, e non si vuotava mai perché nessuno si asteneva dal portare sempre qualcosa intanto che chi aveva fame ci inzuppava, appunto, una bella fetta di pane. Oggi i germani mangiano all’italiana, ma non hanno mai dimenticato che vengono da lì, da una grande pignatta da cui tutti attingono e che tutti riempiono, e è difficile immaginarsi un’idea più intensa, più durevole, e più intima, di condivisione, e dunque di comunità, e dunque di popolo. Infatti la Germania è Deutschland, dal protogermanico Þiudiskaz, ovvero è la terra del popolo, un popolo che si prende molto sul serio. Naturalmente nel bene, e, siccome può anche capitare che qualcosa nella zuppa non va, anche nel male.