È un po’ di cattivo gusto, lo capisco, mettersi a parlare di cultura in questi giorni, con il Paese riverso, arrovellato, spiaccicato nell’intenso e universale dibattito sul quesito che squassa il governo e le coscienze di tutti, sì TAV o no TAV? Sì, non è questo il momento di tirare fuori la cultura, se non altro per rispetto delle istituzioni; ma ora confesserò, un tempo sono stato NO TAV, poi mi son fatto SÌ TAV, e ora sono addivenuto a un disgraziato NON SE NE PUOLE PIÙ TAV, e mi dispiace, mi dispiace per il paese e anche per il mio buon nome, ma adesso per un po’ ne ho a basta. Così ora vi intrattengo su un tema minore ma assai più rilassante: a che punto siamo con la cultura nel Paese? Ma bene, benissimo, direi. Ogni mattino il ministero per i beni e le attività culturali mi dà la sveglia via radio con un annuncio sensazionale, i musei statali resteranno a gratis per i ragazzi d’Italia per un sacco di domeniche all’anno, e lo saranno anche per i più grandicelli, per gli studenti universitari, purché frequentanti “facoltà a indirizzo culturale”. Eccoci qua, la cultura, la cultura elevata alla nobiltà celeste dell’alma mater studiorum. Che però, messa così ci pone un fastidioso dubbio, non semplicemente semantico ma di fastidiosa sostanza: quali sono le facoltà che indirizzano alla cultura? Mica facile per chi deve staccare i biglietti omaggio; filosofia va bene, è chiaro che è popolata di culturame, così come le accademie di belle arti, e quasi certamente anche lettere antiche e moderne, ma poi? Di certo ingegneria con la cultura non c’entra niente, e così fisica, per non parlare di economia, di legge, che sono tutte facoltà serie, frequentate da gente impegnata a tirare avanti la carretta e a farsi un mazzo così, che non ha tempo e voglia di entrare a ufo nei musei. Giusto? Leonardo non è stato uomo di cultura perché ha inventato la macchina volante e i canali a chiuse autoregolanti, ma perché ha dipinto quella befana della Gioconda. O no? Non sarà per caso che anche un avvocato e un matematico siano uomini di cultura? Che anche Einstein lo è stato? E persino il mio commercialista, che a letto di nascosto legge le pagine culturali del sole 24 Ore. Il ministro dovrebbe chiarire al più presto, altrimenti un altro e più fastidioso dubbio può sorgere, che il vecchio ministro Tremonti, così deplorevole, sia stato meglio dell’attuale. Almeno lui cos’è la cultura lo sapeva, la cultura è tutto quello che non dà da mangiare. L’attuale, un valente bocconiano piuttosto noto negli ambienti della moda e del design, ambiti di studio e ricerca orientati alla pratica, dovrebbe impegnarsi un cincino ad astrarre e quindi riferire alle camere, sedi di preminente indirizzo culturale i cui membri hanno, si sa, pieno titolo ad entrare a gratis nei musei.
Il Secolo XIX, 10 marzo 2019