Sono stato al cantiere del Ponte. Una gran bella mattina di sole e tramontana tesa, una di quelle mattine invernali di luce splendente e acuta che ti fa vedere l’universo come fosse appena nato e ti leva lo sfizio di contare uno per uno i peli del naso del tuo vicino. Mattina perfetta per andare a vedere se il Ponte lo stanno facendo davvero. È così, non scherzo, sono andato al cantiere per toccare con mano. il fatto è che mi è venuto a trovare un amico dalla lontana Francia, un provetto viaggiatore che sa cavarsela così bene per le strade del mondo da scivolare via per la litoranea ligure come una bollicina nell’olio. Infatti gli ho chiesto del viaggio e ha risposto tutto bene, figuriamoci. Dopodiché, interdetto, mi ha chiesto, ma lo state tirando su il Ponte? Il Ponte, quello che fu e quello che sarà è famoso anche nella lontana Francia. Certo, perché? Mah, ho guardato dove c’era e non ho visto niente. Come non l’hai visto, c’è, è quasi a metà. Eppure…. È un amico gentile e abbiamo parlato subito d’altro. Ma io ci ho pensato e ripensato, certo che c’è il ponte, ho qui le foto di pile e palcati, ma magari è meglio andare a dare un’occhiata di persona. C’è. C’è questo gran cantiere, ci sono le pile e gli impalcati sulle pile, c’è una macchina stupefacente tutta cingoli e tralicci che ne sta giusto alzando uno di non so quante centinaia di tonnellate, dio sa cosa darei per farmi un giro in via XX su quella macchina. Me lo guardo e lo riguardo, ce n’è abbastanza per poterlo immaginare finito e me lo immagino. E capisco perché l’amico, passando, non l’a visto. Perché ci siamo abituati al Morandi, alla possanza, all’invadenza, alla prepotenza di quel ponte; e finché non è venuto giù c’era il ponte, c’era lui sopra ogni cosa, e poi, sotto qua e là una valle, parecchie case, un po’ di mare. E adesso invece, sono salito fino a Coronata per vedere, e immaginare, meglio, adesso c’è una linea dal tratto leggero, chiara, luminosa nella tramontana, una curva gentile in mezzo alla valle, la vedi solo se ti dimentichi il Morandi. Io non voglio dimenticare il Morandi, ho chiesto lì nel cantiere se fosse mai possibile tenerne nel mezzo del parco che verrà un pezzo a eterna memoria, ma vorrei tanto che si dimenticasse quel modo di fare, di costruire sopra le nostre vite con prepotenza, con protervia, con superbia, perché trionfi l’opera su ogni cosa, perché l’opera è l’opera e voi nun siete un c… ho saputo che l’architetto Piano ha detto del suo progetto che sarà un ponte che chiede il permesso di passare per la valle. Ecco, l’ha detto meglio lui di me. Vorrei questo, vorrei vivere in una città e in un mondo dove le opere degli uomini chiedano gentilmente, scusi, è permesso? Agli uomini e a tutto ciò che di buono attraversano. E non parlo solo di ponti, e nemmeno solo di ferro e calcestruzzi.