Mi hanno chiesto ancora una volta, scrivi qualcosa sulla crisi di governo? Ma neanche per sogno, troppi sono i misteri che l’avvolgono, troppo sfocati i volti e distanti le parole da qui, dallo schermo, non proprio maxi per la verità, dove abbiamo seguito tutto, dico tutto, il dibattito al senato, dalle sdraio dove per i giorni seguenti abbiamo discusso senza esito alcuno ciò che ci pareva di aver capito, dal bagnasciuga dove ancora pensosamente andiamo vagando nella speranza che, assieme alla circolazione, tutto questo sguazzare fluidifichi la percezione di ciò che sta accadendo In quella stramaledetta Roma così inopinatamente eterna. Si dà il caso che mentre l’onorevole Salvini proclamava dai bagni Papeete di Milano Marittima l’apertura della crisi politica e di governo, io fossi a non più di una dozzina di miglia marine; là dove ancora ristò, in qualità di agente sotto copertura del culturame sciccoso e radicale, presso i bagni Casadei di Cesenatico, zona informalmente detta Kabul. Sì, saranno anche una dozzina di miglia marine, ma psicologicamente e socialmente i bagni Casadei distano mille miglia dal Papeete. Qui ogni mattina passa il vaporetto Nettuno a offrire per otto euro una gita a Milano Marittima “dove potrete vedere i bellissimi negozi dei vip”; vedere e non toccare, che al Casadei ci si fa un mesetto d’ombrellone con quello che viene un customino nei pressi del Papeete. Sulla spiaggia di Cesenatico Kabul viene a fare i bagni il popolo, agognati e ogni anno sempre qualcuno in meno, il popolo che sottratte le spese per lo smartphone, di mohito se ne può permettere uno alla settimana, e di quotidiano in tempo di vacanza può semmai adire a delle gran piadine con salsiccia. Certo, se il popolo è con Salvini, se si è fatto l’idea che passando sul mio cadavere potrà migrare da Kabul al Papeete e godere a gratis di una nuova età di rilassata agiatezza, io sono spacciato, circondato senza possibilità di resistere un nanosecondo. Lo guardò ‘sto popolo che i sondaggi danno tutto salviniano; non la massa, la massa non è niente, è un’attrazione e una truffa, ma volto per volto, sguardo per sguardo, voce per voce, siamo tutti in braghette, guardiamo la crisi sullo stesso schermo, andiamo dallo stesso piadinaro, sguazziamo nello stesso mare, e posso farlo in incognito. Mah, sbaglierò, ma non c’è li vedo uno per uno questi uomini, queste donne, ad avvolgersi il santo rosario al polso che impugna la picca e al grido di Viva Maria, andare a sbudellare i giacobini demoplutomassonici. Perché questo è successo l’ultima volta che un politico ha brandito il rosario per sistemare a furor di popolo una crisi di governo. Era un cardinale, il cardinal Ruffo, braccio armato dei Borboni che volevano riprendersi il regno perso con la rivoluzione del ‘96; il popolo degli sbudellatori vinse e volle essere pagato, fu fatto anche se questo mandò in crisi le finanze dello stato. Gli sbudellatori dei Viva Maria amavano chiamarsi il popolo dei Lazzaroni.