Vedo che ci ridono su tutti quanti ma io non ci trovo niente da ridere. Se il Ministero dell’Istruzione ha deciso di inserire nl suo bel sito Sofia delle offerte formative per gli insegnanti delle scuole della Repubblica, un corso di quarant’ore -sagacemente calendarizzato per maggio in modo da non sovrapporsi alle Quarant’ore pasquali di adorazione del Santissimo, pratica devozionale assai diffusa tra il corpo insegnante- per essere edotti degli “aspetti biblici, teologici, pastorali e spirituali, gli aspetti liturgici e canonici, e gli aspetti legali, medici e psicologici dell’esorcismo e della preghiera di liberazione (da possessione satanica n.d.r.)” anche in funzione della “tutela della salute e sicurezza nei posti di lavoro”, vorrà pur dire che il ministro con i suoi capaci funzionari e i suoi occhiuti ispettori hanno constatato la preminenza del fattore satanico tra i non pochi problemi che affliggono la scuola. E non è certo un caso che il vice primo ministro Matteo Salvini abbia per primo posto la questione all’attenzione delle masse, tempestivamente denunciando una quasi certa presenza satanica nelle pieghe perverse del festival di Sanremo, evidentemente dell’emergenza Satana se ne è discusso in sede di consiglio dei ministri. Questo Paese è devastato dall’emergenzialità, come sempre chi voleva vedere avrebbe potuto farlo per tempio e per tempo provvedere, ma si è preferito altrimenti, sminuire, sorvolare, accondiscendere. A partire dalla maestra Fabbri buonanima che constatava “sei proprio un diavoletto”, ma piuttosto che avvisare l’autorità esorciziale mi rifilava un protettivo, materno, e dunque complice, pizzicotto sulla guancia. Per non parlare della preside Lucciardi buonanima che subendo sbigottita l’occupazione della sua scuola e l’interruzione violenta di ogni pubblico ufficio in essa operante, esclamava sbigottita “mi sembrate tutti degli indemoniati” ma non provvedeva di conseguenza presso il preposto ufficio vescovile e neppure presso la polizia di stato o l’arma dei carabinieri, ma, complice, si ritirava in silenzioso, inane ascolto delle indemoniate oscenità dell’assemblea degli studenti. Di lì in poi è stata discesa agli inferi. Per citare il vice primo ministro ex equo Luigi DI Maio, “noi non siamo degli intellettualoidi” intendendo se stesso e i suoi colleghi che governano non il Paese, ahimè, ma le masse che lo popolano; e sono parole di verità, non sono intellettualoidi, sono analfabeti senza ritorno che adorano l’idea che la massa sia esattamente come loro.
Il Secolo XIX, 17 febbraio 2019