Siamo a Natale. Certi anni prende ad assomigliare a un’ultima spiaggia, ci si arriva stremati dopo aver temuto a lungo di non arrivarci, ci si aggrappa alla disperata, si tira il fiato e si spera di arrivare almeno fino a Capodanno senza che una libecciata ci spazzi via; arrivare sani e salvi all’Epifania un miraggio, poi il nemico alle porte e l’ignoto. Questa volta più che mai, il 2020 è un numero carico di inquietante mistero, pane per i cabalisti. Questione di stati d’animo. Per capire il mio vi dirò della statuina che ho comprato quest’anno, perché ogni anno arricchisco il mio presepe di una nuova presenza. Ho preso lo jettatore, sì. Figura ufficiale del presepe beneventano, tabarro nero, volto grifagno sotto un cappellaccio nero, e corni e cornetti tra le mani, appuntati ai vestiti e al cappello. L’ho sistemato ben lontano dalla brava gente che popola la natività, laggiù in fono sotto una rupe, difficile notarlo alla prima occhiata, ma c’è. Eccome se c’è, e prima o poi tenterà di risalire il dirupo e attentare alla luce della buona novella. Mi ha talmente turbato il mio stato d’animo che per metterci una pezza ho infranto la ferrea legge che regola il mio presepe, niente stravaganze, tutto nella tradizione; e così, a fare barriera allo jettatore ho posto in posizione strategica su una collinetta una statuina comprata in un’epoca ormai remota al mercato dei cuccioli di Mosca, a quel tempo addirittura semiclandestino. È un soldatino di gesso, è un marinaio con la divisa dell’incrociatore Aurora, la gloriosa unità che con il suo colpo di cannone diede inizio alla rivoluzione bolscevica, impugna con dovuta fierezza una rassicurante bandiera rossa. L’ho sistemato in modo che dalla sua mangiatoia il bambinello lo possa vedere, così magari potrebbe dirmi cosa ne pensa. A tanto siam giunti. Ma ecco, nemmeno mezz’ora fa ho ricevuto da un’amica il seguente messaggio: sono in libreria, coda chilometrica, desisto, nuova voglia di leggere o vecchia pigrizia nella scelta dei regali? Chissà. Vuoi vedere che, inaspettatamente, alla gente piaccia pensare che il regalo di un libro sia più gradito di una confezione da cento di proiettili calibro 9 per la Beretta regalata l’anno scorso? Perché escluderlo? A pensarci, proprio in questi giorni, ancor più inaspettatamente, abbiamo dovuto notare che la generazione che davamo definitivamente sdraiata sembra essere tutta quanta in piedi nelle cento piazze d’Italia. Ghi l’avrebbe mai detto, già. Torno a dare un’occhiata allo jettatore e al marinaretto, sembra che si guardino, mi sembra addirittura che si stiano dicendo qualcosa del tipo, vedi te a cosa siamo ridotti, che tempi, che stati d’animo.