Beh, finalmente Predappio è tornata nell’alveo dei suoi natali. Ho sempre trovato stupefacente che il paesello ideato e edificato dal cavalier Mussolini, la vera Predappio è da un’altra parte, fosse stata governata per tutto il tempo della Repubblica da un pervicace regime comunista. C’erto c’è da mettere in conto che nella Romagna interiore è ancora vivo il ricordo di quando il duce andava bruciando chiese nelle viciniore assieme al compagno Nenni in nome della rivoluzione socialista, e non irrilevante è il temperamento geneticamente eversivo dei romagnoli, dediti per diletto alla contraddizione come forza creatrice, ma Predappio che altro può essere se non Predappio? Ci sono stato diverse volte -è bene precisare che il corpaccione del PIL paesano non viene dai fascetti in peltro, bustini in ghisa, pugnaletti in latta e gagliardetti ricordo, ma dal migliore sangiovese di Romagna, indiscutibile- e dopo ponderata riflessione dirò che il monumento più rilevante è forse la più bella Casa del Fascio d’Italia, superdimensionata rispetto alle esigenze sociali del sito, ma veramente splendida ancorché in colpevole abbandono. Altro monumento saliente, presso l’ufficio turistico è disponibile guida monografica gratuita, è allocato nella sede della scuola materna comunale gestita dalle beate suorine della Madonna del Fascio, trattasi appunto della grande ceramica policroma raffigurante la Vergine nell’atto di ricevere in dono da due cherubini un leggiadro fascio littorio. Non di meno, interessanti mostre tematiche pregnano il calendario della casa museo natale del sommo condottiero, l’ultima che ho visitato esponeva interessanti e inediti documenti sul Mussolini socialista, l’incendiario, in omaggio forse alla componente rossa della fondazione che gestisce la culla del sommo. Pittoresco particolare, per le vie, ben ordinate e rette, ho notato con stupore non meno di un paio di dozzine di sosia del duce degli italiani; non si trattava di attori, mi è stato precisato, ma dei figli dei cento figli naturali del condottiero sgravati dalle fattrici locali, numero solo apparentemente mastodontico, si riconoscono universalmente le doti maschie del grand’uomo. Lo stesso sindaco che mi accompagnò in visita al paese, già picci, quindi pidiessino, diessino e infine piddino, aveva tratti del volto inequivoci. Ditemi voi cos’altro potrebbe essere Predappio se non ciò che oggi si disvela, l’operoso borgo dove si spende per le cose serie che fanno bene al popolo, non per mandare dei ragazzini a visitare aridi e inospitali località della lontana Polonia. Resterebbe da decidere se nella Repubblica può avere domicilio una Predappio così come vuole essere, se la Repubblica fosse ancora quella retta dalla Costituzione nata dalla resistenza al nazifascismo, direi di no, ma quella Repubblica è nei fatti morta e sepolta, nelle carte bollate si tratta di aspettare ancora un po’.