Posso dire che il ministro dell’interno Matteo Salvini mi sembra un po’ fascistello? Sì, fonti alla mano, penso di poterlo dire. Ma posso nel contempo ignorare che i gendarmi alle dirette dipendenze del suo più acerrimo avversario, il presidente dei francesi Emmanuel Macron, l’uomo che teme di contrarre la lebbra al solo accostarglisi, i suoi fidati gendarmi al confine di Ventimiglia agiscono, nei confronti dei migranti almeno, con spirito squisitamente nazista? No, documenti alla mano, non posso tacerlo. Come mi balza agli occhi, inoppugnabilmente documentato dalle fonti, che l’amichetto del cuore del nostro ministro dell’interno, il primo ministro degli ungheresi Viktor Orban, ha ormai completato la fascistizzazione dello stato, senza però dimenticare che l’erede del suo storico nemico, l‘attuale repubblica d’Austria, si è appena data un governo dove la componente neonazista è degnamente rappresentata. E lo spirito clerico reazionario di stampo neo franchista disceso, spirito pentecostale, sulla repubblica di Polonia? E la Cechia e la Slovacchia, la Slovenia, e fors’anche Bulgaria e Romania, Estonia, Lettonia e Lituania, non sono forse tutte quante, fonti alla mano, in procinto o in dirittura di essere, dopo secoli di reciproche incomprensioni finalmente consonanti, un po’ fascistelle tutte quante? Mi sentirei di dire di sì, l’Europa si sta rifascisatizzando. Nessun scandalo, il fascismo è di casa; non dico l’assolutismo, il dispotismo, il satrapismo, dico il fascismo, il sistema fascista, l’ideologia fascista, lo stato fascista. È roba nostra come lo è la democrazia e l’utopia, come lo è la distropia; volendo vantarcene, è genuino parto del genio italico, al pari di Leonardo da Vinci e Guglielmo Marconi, ma la sua culla è l’Europa tutta. Altrove solo tardive imitazioni e insuccessi; chi pensa che Donald Trump sia fascista pensa male, a voler essere benvolenti è un prefascista, non ha un pensiero e non propone un sistema, è solo un bad man, un uomo cattivo. Ci vuol altro per essere fascisti, al fascismo è necessaria la nostra millenaria civiltà, una civiltà così potente da avere la forza di uccidere il suo unico, misericordioso, amoroso, fragile dio, e con lui l’insopportabile carico del dover essere, l’insostenibile impegno dell’imperativo morale, l’infinita noia degli esami di coscienza, la dispendiosa fatica dei dualismi. Dio è morto è lo slogan elettorale del fascismo, e, coerentemente, me ne frego il suo programma politico; il teschio il suo simbolo, il fascismo è la religione della morte. Per questo il fascismo non è mai finito, perché la morte cova in ognuno di noi, perché questa nostra civiltà è troppo vecchia e stanca per votarsi alla vita senza indugio, perché l’inferno non esiste ma i demoni sì, e sibilano inesausti al nostro orecchio me ne frego.

Il Secolo XIX, 24 giugno 2018