Ci risiamo, sei lì che ce la metti tutta per darti un po’ di quiete e metterti ancora una volta a fare il presepe, a costruirti il piccolo teatro di una buona notizia che si fa vita in carne e ossa e track, ecco che ti arriva tra capo e collo il rapporto CENSIS sullo stato infame del Paese. Quest’anno il pezzo di pregio nella carrettata di brutte notizie è che la metà dei connazionali non ne può più della democrazia e anela all’uomo forte che disdegni parlamento e elezioni e si dia da fare di brutto a risollevare le tristi sorti del popolo. Dove per popolo si intende me, io, il sottoscritto. Naturalmente la cosa desta sconcerto, lo desta in noi che nella democrazia ci crediamo, noi che abbiamo il cuore che per la democrazia batte ancora forte forte, noi che ce la sfanghiamo, che abbiamo ancora voglia di fare il presepe e il tempo e la forza di vagheggiare un qualche futuro di redenzione. Noi che stiamo bene. Poi ci sono quelli che stanno male. Il CENSIS ci avvisa che la sfiducia nella democrazia aumenta man mano che aumenta la povertà e diminuisce l’istruzione, e nel contempo ci informa che negli ultimi decenni i poveri si sono sempre più impoveriti e si sono istruiti di meno. E per poveri non si intendono i barboni e i disoccupati cronici, quelli sono poverissimi, ma gli operai ad esempio. Già, cosa se ne fanno gli operai della democrazia se la democrazia non sa dargli proprio quello per cui gli operai di un paio di generazioni or sono hanno lottato fino alla morte, giustizia economica e mobilità sociale? E libertà, certo, libertà. Ma cosa te ne fai della libertà se non ti dà nessuna speranza? Cosa te ne fai della libertà di parola se non puoi mandare tuo figlio all’università; anzi, non ti passa nemmeno per la testa di mandarcelo perché la democrazia vigente è lì a dimostrati ogni santo giorno che l’ignoranza paga, di certo l’emolumento da parlamentare. Cosa te ne fai della libertà di impresa se l’imprenditore da cui dipendi ti paga un salario da fame. Cosa te ne fai della libertà politica se tutta quella che puoi esercitare è mettere una croce su una faccia che hanno già scelto per te. A mio padre operaio la democrazia ha dato molto, anche perché se l’è fatta lui con le sue mani; anche al qui sottoscritto figlio dell’operaio ha dato parecchio, in primis istruzione e reddito. Poi si è stancata per il troppo lavoro svolto.