Vivere e morire
La mia bisnonna Veronica per tutti i novant’anni che ha vissuto ha curato tutto quanto il paese me compreso, e compreso il padrone della terra che lavorava, un famoso chirurgo che si fidava solo di lei per curare le esantematiche dei suoi dodici figli; guarì da una distruttiva impotenza persino un giovane e bel marchese e in casa c’è la fotografia della Veronica che accompagna il marchese risanato al suo matrimonio a bordo di uno splendido landò. La Veronica curava con certe erbe, certe polveri, e le sue misteriose formule e preghiere, aveva una percentuale di successi che i dottori della vallata e Lourdes assieme non potevano vantare, e finché c’era lei la mia cagionevole costituzione era custodita in uno scrigno impenetrabile; aveva però dei limiti, pochi ma fermi, e di fronte al cancro, ad esempio, al mar cattio, lei si segnava e chiudeva gli occhi perché en se ghe po’ far niente. Al suo tempo era così, ora invece abbiamo la certezza che quarcò ghe se po’ fare, che dal cancro si può guarire; perché se la Veronica è morta da tempo e la sua scienza e la sua arte sono sepolte con lei, non così la scienza del suo antico padrone e dei suoi colleghi, non la chirurgia e la medicina. “Dal cancro si può guarire”, ci ripetono con onesta e costruttiva ossessione i medici e la moltitudine dei guariti, e il messaggio è così efficace e ci dà un tale conforto che abbiamo preso a tradurlo liberamente in “dal cancro si deve guarire”. Il che non è vero, ma è un infantile arbitrio che prospera nell’epoca della cuccagna, l’epoca dell’erba voglio, dove ora, finalmente, qui, e solo qui naturalmente, tutto è possibile e è dovuto. Tutto, la ricchezza, la maternità, la fortuna, l’amore, la saggezza, l’immortalità. E l’evidenza della realtà che si oppone all’onnipotenza ci risulta un inaccettabile sopruso dei poteri forti, un atto di malvagità di entità occulte, un imperdonabile errore della scienza. Come si può guarire, così si può anche morire di cancro, questa è la realtà. Ma questo è intollerabile, non ci risulta nel contratto, e se c’è è un codicillo microscopico che non si poteva vedere; e così tante brave persone si mettono in fila a suicidarsi di bicarbonato e vitamine.
Il Secolo XIX; 18 settembre 2016