È stata una discussione sfibrante, la Ebe non ha nessuna intenzione di vaccinarsi e ha fornito la solita raccolta di buoni motivi per non farlo, la mutazione genetica indotta dal vaccino, i dubbi sull’esistenza stessa del virus così come descritto dagli scienziati al soldo del potere, le conseguenti falsità sui numeri e le cause dei decessi, eccetera eccetera. Per lei il suo posto di lavoro è di vitale importanza e ha proposto come mediazione un tampone alla settimana, la famiglia si è rifiutata, un tampone settimanale non dice niente; credo che da qui al quindici di ottobre si licenzierà, in effetti ha un’alternativa, andare a lavorare in una casa no vax, ce ne sono qua e là, il negazionismo covidale si sta rivelando anche un buon motivo per pagare in nero. La discussione è stata gestita dalle femmine di casa, io me ne sono tenuto alla larga, loro hanno ancora voglia di spiegare le ragioni e controbattere l’irragionevole, io non più. Con un senso di gran malinconia devo constatare che non godo di un pensiero liberale; no, non posso dire con Voltaire che non condivido le tue idee ma sono disposto a morire pur di difendere la tua libertà di esprimerle. Non sarò disposto a morire per lasciar parlare la Ebe di costrizione totalitaria al vaccino, e non solo non sono disposto a metterle a disposizione la mia vita, ma neppure il mio tempo, quel poco che me ne rimane della mia unica e irripetibile vita. Ma per la Ebe provo una gran tenerezza, per questa donna diventata adulta e moglie e madre tra non pochi problemi, asservita ai suoi debiti, ai suoi fallimenti, alle sue sfortune, da un bel pezzo senza più la libertà di un sogno. E ora ha scoperto una libertà nuova e splendente, la libertà di non vaccinarsi, lei che non ha niente, di essere proprietaria almeno del suo corpo. Una madre di famiglia tornata bambina, perché le sue sono paure e certezze infantili e ciò che vede del mondo è un mondo osservato e interpretato con lo sguardo di un bambino, così che la libertà di non vaccinarsi porta con sé una libertà ancora più grande, la mai dimenticata fonte di tenerissime nostalgie, la ineguagliabile libertà di un bambino. Sì, grande tenerezza per la Ebe, e grande melanconia anche per lei, perché questo non è il mondo dei bambini e non saranno i bambini a salvarlo, sempre che ci sia qualcuno che possa farlo.