Verità o felicità
Naturalmente se in giro per il mondo circolano così tante bufale, notizie spazzatura, fakenews, ultrapoteri e poteri occulti è perché c’è un sacco di gente che per quella roba ci va pazza, se la beve e ci si ubriaca e ne vuole sempre di più; e mentre è persino banale cogliere le ragioni e gli interessi dell’industria manifatturiera delle panzane, un po’ più complicato è il come mai ci sia questa universale smania di sbronzarsi con le più tendenziose idiozie e sputa via come veleno i dati, i duri, ineluttabili numeri in particolare, più rigorosamente controllati e facilmente verificabili. La rivista New Scientist, nota per la cura con cui evita di pubblicare belinate, ha condotto al riguardo un vasto studio epidemiologico, per arrivare alla conclusione che le ragioni sono due, opposte e concomitanti, la troppa conoscenza e la troppa ignoranza sommate e contundenti. Ora che tutti, ma proprio tutti, possono accedere a informazioni rilevanti su tutto ciò che conta per la vita di ognuno e dell’universo tutto, i più scoprono con sgomento di non avere gli strumenti per capire la maggior parte di quelle informazioni, mentre quelle che riescono a capire risultano alle loro sensibilità perlopiù indesiderabili se non agghiaccianti verità. A nessuno fa piacere scoprirsi un ignorante incapace di stare al passo con la realtà, più che mai se è sollecitato a pensare il contrario; e questo è il lavoro dei produttori di bufale, ti dicono, guarda non è che non capisci, è che la realtà è un’altra, facile e metta, occultata al tuo brillante intelletto da forze oscure, maligne e bugiarde; una verità altra che dà gran sollievo e conforto quando sei sull’orlo del baratro della verità dei fatti. Il fatto è che non di rado la verità fa male, e capita spesso nella vita di essere posti di fronte al dilemma: preferisci la verità o la felicità? Pochi coraggiosi, oltre agli affetti da sindrome masochista, scelgono la verità, i più tentano la carta della felicità, con esiti quanto meno dubbi, di norma deprimevoli e non di rado prodromi di vaste tragedie. Eppure, a un onesto esame di coscienza, chi, fosse il migliore e più saggio tra noi, non è mai stato tentato di scegliere la felicità, la felicità dagli occhi bendati, e almeno una volta nelle mille contingenze della vita non ha ceduto?
Il Secolo XIX, 12 marzo 2017