Un uomo forte
Si è appurato che una bella maggioranza di adulti italiani e europei sente prepotente il desiderio di un uomo forte su cui confidare e nel caso affidare e affidarsi. Io tra loro; siccome l’uomo non è di legno e an sé po’ pù di ‘sti pagiassi enfilà drento a na pelle de lion, anch’io sono preso dalla pericolosa vaghezza e volentieri mi pongo all’attesa di uno o più candidati. Intanto può venir utile proporre all’attenzione dei fidenti un basico identikit che ci preservi da fraintendimenti e mortificanti disillusioni quando i candidati dovessero proporsi alla nostra attenzione; è un pezzo ormai che non se ne vedono di uomini forti, bisognerà pur riconoscerli, e per questo la storia, l’esperienza e persino le sacre scritture ci possono validamente aiutare. Dunque, come riconoscere un uomo forte? Tanto per cominciare un uomo forte parla poco, e quando parla è perché è assolutamente necessario che sia lui a farlo, lui e nessun altro potrà essere ascoltato. Ciò non vuol dire che un uomo forte sia uno specialista dell’oratoria; ci sono stati grandi profeti afasici e fondatori di nazioni balbuzienti, Mosè lo era, è la grandezza e la verità dell’intenzione che dànno forza alla sua parola, una forza capace di sovrastare ogni altra voce. Un uomo forte dice il vero perché la menzogna è tipico strumento dei deboli, ma la sua è assai difficilmente verità consuetudinaria, acquiescente verità, l’uomo forte ha la vista lunga e è portatore di una verità che travalica l’orizzonte visibile, la sua è verità di profezia, e infatti tutti i profeti sono uomini di forza inaudita, ad esempio capaci di condurre un popolo, di per se stesso riottoso e pavido, per quarant’anni di deserto solo fidando sulla sua parola. A tal proposito una mirabile sintesi ce la fornisce il primo ministro della regina Vittoria quando fornisce a sua maestà la ragione della forza inaudita di Giuseppe Garibaldi: quell’uomo dice ciò che è, fa ciò che dice e è ciò che fa. L’uomo forte è trasparente come cristallo, lo è a tal punto che sa rendersi invisibile, e in tal modo esserci sempre e non esserci mai. Ecco fatto, perditempo astenersi.
Il Secolo XIX, 26 febbraio 2017