Sindaci
Questa è una storia vera. Nei primi anni ’80 l’allora partito dei lavoratori candidò a sindaco della città di Spezia un uomo di grande tempra morale, spiccato acume politico e grandi capacità organizzative; quando era ancora abbastanza giovane per poter imparare con profitto, il suo partito l’aveva persino mandato a studiare a Mosca, la capitale dei lavoratori di tutto il mondo, perché non giungesse impreparato al momento della chiamata alle responsabilità di governo di una città che a quel tempo aveva un ruolo non secondario nel Paese, e quando il tempo finalmente giunse l’uomo si gettò in una campagna elettorale di eroico impegno portando quartiere per quartiere, strada per strada, condominio per condominio, il suo messaggio elettorale. Parlava in una piazza gremita nel cuore del quartiere operaio allo stesso modo con cui si intratteneva con un distratto passante a cui consegnava il volantino con la sua proposta di governo. Che era molto semplice, molto chiara, molto convincente: votate per il sottoscritto perché questa città sia governata da una giunta di uomini onesti ed efficienti. Come tutti i liguri, ma in modo assai più pronunciato, gli spezzini hanno nell’inflessione nel loro parlato una particolare avversione per le doppie a cui aggiungono uno sdegnato e conclusivo diniego per l’epitesi quando incappano nelle non poche eufonie della lingua italiana, ragion per cui ciò che il candidato in realtà diceva e i cittadini capivano era: votate per una giunta di uomini onesti e deficienti. E questo accadde, l’uomo fu preso in parola e vinse con largo margine sui suoi avversari. Da par suo mantenne la promessa fatta, la città ebbe una giunta di uomini onesti e deficienti. Gli esiti di quella leggendaria sindacatura e del suo governo si possono constatare ancora a distanza di decenni, sono un segno indelebile, un destino. Ora è cambiato tutto e tutti sono cambiati, ma da Capo Mele a Punta Corvo ancora persiste nei liguri una coriacea avversione alle doppie e alle epitesi, e in questi giorni che finalmente si stanno affacciando al popolo i novelli candidati, dalle profondità dei decenni mi giunge ancora all’orecchio, ben scandito e convincente, l’antico appello.
Il Secolo XIX, 2 aprile 2017