Povertà e diritti
Tra i paesi della UE l’Italia è quello che spende meno tempo, leggi e denaro per i suoi cittadini in povertà e in affanno. I poveri assoluti sono cinque milioni, non hanno nulla, niente di niente, sono i poveri tali e quali quando io ero bambino, quando lo era mio nonno e suo nonno; poi ci sono i poveri relativi, quelli che hanno qualcosa in più di niente, tipo che hanno una casa ma non hanno da pagarsi il riscaldamento, e sono il doppio, sono dieci milioni, e infine c’è chi non se la passa troppo bene, e sono i salariati in genere, visto che l’Italia ha il record dei salari più bassi della UE, primato necessario e conseguente al mantenimento di un altro record, quello del maggior divario tra ricchi e poveri. La scorsa settimana di ritorno da un viaggio di studio in California, Matteo Renzi ha lanciato la parola d’ordine per la sua futura vittoria politica, il programma per il suo futuro governo;: globalizzazione e diritti civili. Oggi è poco piò che carne bruciata, ma allora sembrava, e si sentiva, ancora l’uomo più forte del Paese, con quel suo slogan così potentemente californiano era ragionevolmente sicuro di vincere. Montare in groppa alla globalizzazione è un’esperienza esaltante ma tuttora di esito piuttosto incerto, colmare il debito che ha contratto nei decenni questa repubblica nei confronti dei suoi cittadini in fatto di diritti civili è un intento colmo di buon senso e del pregnante aroma dell’inevitabilità. E c’è un di più. Un programma di promozione dei diritti civili non è carico solo di pregi etici ma anche assai pratici. È un programma, e poi una battaglia e una vittoria, a gratis, a costo economico praticamente nullo, e data la sua natura elettivamente universale, ininfluente per lo stato delle relazioni tra gruppi e classi sociali, il più ricco e il più povero d’Italia anelano allo stesso modo a identici diritti civili. E l’Italia sarà un Paese migliore naturalmente, dove sarà più bello vivere anche con tutti quei poveri e quei malpagati, sarà migliore anche per loro, anche se resteranno quello che sono. Purtroppo un programma di governo specifico per la soluzione delle loro faccende economiche è pura follia, a meno di raccontare barzellette, lo sa Renzi, lo sanno quelli che intendono sfracellarlo, interdirlo e sostituirlo; non c’è soluzione ragionevole né alla povertà né al baratro classista, data la ben nota ristrettezza di mezzi dello stato e il fatto puro e semplice che i ricchi votano e i poveri no. A meno che i poveri, annoiati dalla ragionevolezza così sempre singolarmente ostile alla loro pura e semplice esistenza, non prendano gusto alle barzellette e prendano a votare, e a far vincere, la battuta migliore. E in questo Donald Trump non ha rivali, come si è visto, e come si vedrà per gli altri battutisti in gara nel mondo e qui.
Il Secolo XIX, 5 marzo 2017