Maurizio Maggiani: Un aiuto ai malati val bene una Frau
Questo è un appello. Urgente e personale. È rivolto alla rappresentanza del centrosinistra nel consiglio regionale della Liguria. Senza ritegno ammetto di aver votato alle ultime elezioni per questa compagine politica, e a ciascuno dei suoi eletti ora pubblicamente mi rivolgo.
Mio padre, ottantaquattrenne seriamente afflitto dalla sua senilità, è stato due settimane or sono ricoverato d’urgenza per sospetto attacco cardiaco e polmonite. In due giorni di monitoraggio è stato escluso l’attacco, ma in due settimane ancora non è stata sciolta la prognosi per la polmonite. Per questa ragione – perché non si sa mai, potrebbe non avercela ma anche avercela – è stato da poco dimesso con la prescrizione di una potente cura antibiotica che lo debilita molto.
Sarebbe assai facile diagnosticare una polmonite, senonché, presso la Asl di pertinenza, è guasta la macchina che avrebbe dovuto stampare le lastre pregresse in modo da stabilire se la lesione polmonare riscontrata al pronto soccorso è nuova, oppure “storica”, come noi figli pensiamo di ricordare. Allora chiedo che si faccia avanti un volontario nell’arco compreso tra Margherita e Rifondazione, che rinunci alla sua nuova poltrona Frau – dove è previsto che confortevolmente si assida per i rimanenti anni del suo mandato – e devolva la somma risparmiata per riparare la stampante della Asl. Lo può fare, può ancora essere annullato l’ordine di acquisto. In tal caso sono personalmente disposto a partecipare a una piccola cerimonia in cui il consigliere possa essere ritratto assieme a me medesimo, a mio padre e a tutto il personale del reparto, mentre assiste alla riparazione effettuata da un tecnico di sua fiducia. Voglio essere sincero: dispongo delle risorse necessarie per provvedere io stesso a quella riparazione senza dover rinunciare al pane e ai sigari. Ma io e mio padre abbiamo bisogno non solo della stampante ma anche di un’altra cosa, e ne abbiamo bisogno altrettanto urgentemente: necessitiamo di un segno. Di un gesto di stile. Sembrerebbe poca cosa, ma è molto, e per noi sta diventando quasi tutto. Mi direte che le vostre nuove poltrone non sono niente al cospetto della voragine dei conti della sanità. Vi sbagliate: le vostre poltrone sono diverse stampanti funzionanti, diversi monitor cardiaci, diversi cambi di lenzuola. Quello che noi vi chiediamo è un piccolo gesto di inaudita potenza: uno dei nostri eletti rinuncia a una piccola comodità, si va a comprare la sua sedia di consigliere all’Ikea – dove andiamo tutti noi, del resto, per le nostre altrettanto nobili esigenze di seduta – per mettere a disposizione della comunità una piccola stampante di inestimabile valore diagnostico. Un segno, la prova provata che esistono stili diversi di intendere il servizio politico – divenuto per disgrazia nostra e vostra, privilegio – per la comunità. Capite? Immaginate la forza dell’immagine di un’aula consiliare arredata con finissimo gusto e in mezzo lo sbaffo, lo screzio – l’insulto, per i palati finissimi – di una poltroncina da quattro soldi dove lavora un servitore della comunità, come e meglio dei colleghi assisi in Frau? Un gesto. Non lo vogliamo solo io e mio padre, ma anche le signore pensionate del mio condominio, i ragazzi che ieri erano al baretto davanti all’università, il ferroviere che questa mattina mi ha forato il biglietto, un sacco di gente che vi ha votato e che si attende da voi una politica, ma una politica fatta anche di gesti, anche di concrete manifestazioni di fraternità, di sensibilità, di vicinanza. E di diversità. Perché non potete essere tutti uguali, come sostengono i più amareggiati tra noi. Se così fosse, sarebbe davvero finita per tutti quanti. Vi siete appena “fatti” le nuove automobili di rappresentanza. So che sono delle Audi; certamente una buona scelta, personalmente penso che siano le migliori macchine del mondo. Parecchi cittadini vorrebbero poter andare in Audi, non ho dubbi. Come se le godono i mafiosi russi e i magnacci albanesi. Un sacco di oneste persone, compreso il passato governo centrale, le usano con profitto e soddisfazione. Io stesso ogni tanto mi faccio scarrozzare in Audi da un amico mio, divo della televisione. Ma pensate un po’ che gesto sarebbe stato comprare un’automobile allineata allo standard dei tassisti genovesi. A noi può capitare di farci trasportare in “Palio week end”, e abbiamo le stesse vostre esigenze di velocità, comodità, sicurezza. Una bella sfilata di “Palio” davanti al palazzo della Regione, da usare per fare niente di più e di meglio di ciò che fanno tutti i cittadini che lavorano, si spostano, si affannano! Il valore di un gesto per una comunità affranta, frustrata, avvilita da un lungo periodo privo di buone notizie. Ci saremmo aspettati, dopo il discorso di investitura del primo ministro che aveva annunciato la riduzione drastica delle auto blu, di vedere al telegiornale – non come prima notizia, che avrebbe saputo di regime, ma come penultima – la sfilata delle auto ministeriali dismesse, in fila davanti al concessionario pronto a ritirarle. Sarebbe stato un piccolo gesto di valore inestimabile per noi che siamo in attesa di una nuova e progressiva politica. Ma non c’è stato. In fatto di carenza di stile siete in buona compagnia. Ed è un disastro. Perché lo so, non siete difettosi per principio, ma per semplice insensibilità. Per disattenzione, direi. Come se in vita vostra non aveste mai abitato in un condominio qualunque, non aveste mai frequentato un baretto, uno scompartimento di seconda classe, un ambulatorio ospedaliero, un mercato ortofrutticolo, una fabbrica. Invece so che lo avete fatto; come avete potuto dimenticare? Non dovevate. Per questo vi chiedo un gesto, per questo mi sento di pretenderlo. E siccome da qualche parte bisogna pur partire, tanto vale farlo da delle stupide poltrone; che, lo so, non erano nemmeno un’idea vostra, tant’è che quando eravate all’opposizione vi ci siete pure opposti. Poi avete lasciato fare; per distrazione, per pigrizia. Dunque, sono a chiedervi una poltrona in cambio di una stampante. Non servirà più a mio padre, ma a tutti gli altri. E siccome è un gesto che vi chiedo, non me ne frega niente se trovate i soldi per aggiustarla in altro modo: voglio proprio quella poltrona. E se, come spererei ma non ci giurerei, nel frattempo è stata riparata, facciamo così, che mi sembra ottimo: una poltrona in cambio di dieci quintali di carta igienica da distribuire dalla Asl prima all’ultima.
P.s. Cari lettori, vi chiedo aiuto. So che la mia sola voce, tutte queste parole, servono meno che a niente, ma se qualcuno tra voi trova che sia giusta la mia richiesta, vi prego, aggiungete il vostro nome al mio, la vostra voce alla mia. Come volete, come potete: per mail o posta. Per chiedere un gesto. Se funzionasse sarebbe meraviglioso.
Tratto da “Il Secolo XIX”, 18 giugno 2006