Maurizio Maggiani: Spirito repubblicano cercasi

Ho sentito che il compagno Tremonti in questi giorni ha lanciato nel nostro Paese l’esprit republicain quel particolare e intangibile senso dello Stato che contraddistingue da molte generazioni la classe politica francese, e allora mi è venuta in mente la signora Marguerite. La signora Merguerite è la mia traduttrice francese che ogni tanto viene a trovarmi. In verità viene a trovare Genova con la scusa di passare da me. Abita a Nantes, che non è niente male come città, ma, adesso che ha conosciuto Genova, trova che la sua città sia un po’ troppo noiosa. Non le do torto. Si è presentata un paio di settimane fa smaniosa do vedere cose nuove e di rilassarsi un po’. Era molto arrabbiata la signora Marguerite con il suo Paese e in particolare con il partito a cui ha dato per trent’anni fiducia, il partito socialista. In quel suo modo tutto goluoise di essere indignata, mi ha annunciato di avere appena strappato la tessera del suo molto amato partito. Lo ha fatto dopo aver sentito alla telivisione il leader socialista dichiarare: il problema della Francia non è il signor Juppé, ma la disoccupazione. Juppé è l’ex ministro da poco condannato per corruzione. La signora Marguerite ha trovato mortale per l’esprit republicain l’affermazione dell’uomo politico, socialista per di più. La signora Marguerite trova un’onta per la Repubblica la disoccupazione, ma trova anche intollerabile l’idea che suo figlio possa crescere con l’idea che la corruzione e l’affarismo politico non sia un problema prioritario. La signora Marguerite non è una maoista della rivoluzione culturale, ma una distinta signora piuttosto mite. Che perde la sua mitezza quando è messo in discussione il sacro esprit republicain Mi sono chiesto allora, con spirito squisitamente sportivo, quanti iscritti conterebbero oggi nel mio Paese i partiti della sinistra se i loro militanti fossero altrettanto irremovibili in fatti di esprit republicain e di priorità morali. Quanti super Juppé italiani sono stati giudicati un problema secondario nel corso degli ultimi dieci anni da chi avrebbe dovuto difendere usque ac cadaver l’esprit republicain. Mi sono chiesto se mai esiste un esprit republicain nel mio Paese, se come Marguerite intendiamo quell’intransigenza etica, patrimonio identico di conservatori e progressisti che forma una Repubblica e il suo spirito. Zero, mi sono risposto. 0. Mi sono chiesto, spassionatamente, quanto danno e quanto grave sia stato fatto alla mia Repubblica dalla rinuncia all’esprit republicain, quanto mortale sia stata la leggerezza con cui si sono accreditati i nostri iper, ultra, super Juppé come mali secondari. Se non addirittura come portatori di elettrizzanti novità politiche. E mi chiedo ancora adesso se sarà mai possibile fare di questa baracca con l’insegna democrazia sulla facciata un Paese retto sulla sostanza della democrazia. Allora mi è venuto in mente il mio dentista e la seduta di ieri l’altro nel suo studio. E’ stata lunga, difficile, dolorosa. Non la prima e nemmeno l’ultima; sono mesi che soffro e ho paura, ma so che non c’è altro da fare. Quello che fa sono interventi chirurgici molto difficili e delicati. Usa competenze straordinariamente raffinate e un apparato tecnologico di altissimo livello. So che un intervento al cuore o a un aneurisma al cervello sarebbero più semplici. Tutto questo accade perché nel corso degli anni mi sono fatto togliere dei denti senza starci troppo a pensare. Tanto, mi dicevo, me ne rimangono abbastanza, tanto non si vede mica che non ce li ho più, tanto poi qualcosa succederà. Già. Per sperare di tornare a dare un morso a un panino bello croccante ora ho dovuto mettere in programma due anni di pene e sacrifici. Ho potuto farlo perché so che ce la farò. Lo so perché ho imparato a fidarmi del mio dentista, del suo implacabile programma di tortura. Ciò che mi ha convinto di lui, più dell’eccellenza dei suoi titoli, è lo stile di lavoro. Mi informa con estrema precisione di quello che farà e di quello che sta facendo anche nei momenti più impegnativi. Lo fa con cruda onestà, come con cruda precisione da antico meccanico fine opera le sue chirurgia futuribili. Senza mene rassicuranti e fantasiose, implacabilmente. Ecco, a questo sono ridotto. A sperare per questo Paese sdentato, perché possa tornare a masticare un po’ di vera, croccante democrazia, che capisca che altro non c’è da fare se non sottoporsi alla dolorosa prova a cui io sono già costretto. Sempre che ci sia anche per lui un dentista di onestà implacabile, oltreché di ferma chirurgia. Altro che esprit republicain del compagno Tremonti; se solo l’avesse mai conosciuto povera signora Marguerite.

Tratto da: Il Secolo XIX, 7 marzo 2004