Maurizio Maggiani: Ma il Cristo non voleva l’astensione dei discepoli
Il vostro parlare sia: sì, sì, no, no. Poiché il di più viene dal Maligno” (Matteo, 5,37)
Il Cristo non contemplava l’astensione tra le opzioni morali dei suoi discepoli. E opponeva la castità del pensiero, la nettezza e l’innocenza, alla malizia e all’ipocrisia. Il Cristo era assai ottimista circa la possibilità degli umani di comprendere il creato e il disegno del Padre suo, per questo pretendeva che si assumessero la responsabilità della scelta. Purché fosse netta, casta, appunto, generata dalla fame di verità e di giustizia.
Non c’è giustizia né verità nella malizia di chi si astiene dal pronunciarsi, dal scegliere, dal decidere. E ancor meno ce n’é in chi, tra i sacerdoti del sinedrio e i dotti farisei, teorizza con malizioso pessimismo la propria supremazia di conoscenza e l’incapacità del popolo dei credenti a capire e conoscere, e dunque a decidere.
Il pessimismo nella capacità dell’animo umano di elevarsi e aspirare alla conoscenza, la malizia applicata alla gerarchia del sapere, è un’antica radice della pratica dottrinale cattolica. Al punto che è stata predicata a lungo nei secoli la necessità dell’ignoranza del popolo per il mantenimento della sua innocenza. La conoscenza è tentazione del demonio, quanta purezza nella beata ignoranza. La lettura e l’interpretazione delle scritture è stata interdetta ai credenti perché a loro tocca il compito di credere, non di chiedere, perché non è dato loro di godere di illuminazione e scienza sufficienti a una relazione diretta, individuale con Dio e la sua rivelazione.
Si è andati sul rogo per aver stampato e diffuso le Sacre Scritture nella lingua del popolo, si è andati sul rogo per averle lette e conservate. Fino all’inizio dello scorso secolo in molte famiglie cattoliche si leggeva l’unica Bibbia disponibile in italiano, ed era una bibbia diffusa dai librai clandestini protestanti, stampata a Ginevra agli inizi dei Seicento.
All’età di dieci anni, eravamo nel 1961, sono stato accusato di aver commesso un grave peccato mortale per aver rivolto all’insegnante di dottrina domande giudicate impertinenti, scaturite da un animo superbo. Volevo solo chiedere e sapere, volevo risposte che potessi comprendere e accettare.
Ma già il giorno dopo, all’insaputa di quell’insegnante, tutto era cambiato, tutto sarebbe dovuto cambiare. Il Concilio ecumenico vaticano secondo, papa Giovanni, la Pacem in Terris. L’ottimismo della pratica ecumenica, la gioiosità nella fede, la speranzosità negli uomini. Confidare in questo mondo, confidare nella responsabilità degli uomini, di tutti gli uomini, nel renderlo migliore e più vicino al disegno divino.
Ho ascoltato uno dei teologi di quel Concilio dire sconsolato che sarebbero dovuti passare forse due secoli prima che ciò che nel Concilio si era stabilito potesse realizzarsi compiutamente nella Chiesa. Oggi non stento a crederlo.
Si è fatto largo nuovamente il demonio e le sue tentazioni scientiste, alle assemblee dei credenti che si interrogano e interrogano, l’autorità dottrinale preferisce di gran lunga le folle plebee che invocano e asseriscono ciò che ignorano. Viva Maria, Viva Maria, urlavano le folle vandeane che imbracciavano i forconi contro le leggi liberali napoleoniche. E oggi non dispiace che tornino a invocare, e sono ancora folle sante. Così si erigono simulacri di potente simbologia per sostenere quelle folle nella loro fede e incitarle a renderla impermeabile alla tentazione della coscienza vigile. I credenti vanno nutriti di icone.
L’ultima è più moderna è l’icona santa dell’embrione. L’embrione essere umano compiuto. E’ un vessillo, una statua, un dipinto, perfettamente integrato nella contemporaneità, e per questo adattissimo ad essere adorato, invocato, consumato con i grandiosi mezzi vocativi di oggi. Quanti tra quelli che invocano i diritti dell’embrione hanno anche un minimo di informazione bastante a formare un giudizio e determinare una scelta in nome di giustizia e verità? Quanti?
Per conto dell’embrione predica e produce dottrina la gerarchia curiale, ma è di dottrina che si può nutrire una comunità di coscienze che non vogliono essere cieche di giustizia e verità? Serve a qualcosa ricordare che la cattolica è sola tra le fedi cristiane ad ave osato una dottrina sulla vita biologica così estrema? E non le fanno compagnia la fede giudaica e nemmeno la musulmana, ma solo le sette battiste del profondo oscurantismo di cui tanto teme anche l’attuale Papa.
I credenti sono chiamati ad astenersi in base alla considerazione della gerarchia cattolica, e di quella politica a essa referente, che la materia del referendum che sono chiamati a giudicare è troppo complessa per un sì o per un no, troppo complicata per le loro semplici coscienze.
I credenti sono chiamati a vantare il diritto a non scegliere, ma a negare la propria responsabilità, e ad affermare la propria ignoranza come fonte di santità. Il Cristo pensava diversamente.
Di nuovo la sfiducia negli uomini, il pessimismo sull’effettiva grandezza delle loro anime. Di nuovo un’idea del mondo e della vita che nel mondo e nella storia si dispiega, cupa e deprimevole. Potesse essere cancellato dalla memoria e dagli atti il Concilio con il suo Papa, lo si farebbe. Lo si sta facendo.
Tratto da “Il Secolo XIX”, 15 maggio 2005