Maurizio Maggiani: Le due facce del centrosinistra in crisi
Le grandi crisi politiche sono sempre catastrofiche crisi di idee, ma siccome le idee sono materia complicata e di difficile manipolazione, ci siamo abituati nel corso dei millenni a definire il contorno delle crisi con delle facce. Facce di uomini a cui accolliamo ingenerosamente il fardello di assumere in sé l’immagine stessa e la responsabilità definitiva di una crisi.
Nei libri di testo della mia infanzia alla faccia dell’imperatore Romolo Augustolo era appiccicata nientemeno che la caduta dell’Impero Romano d’Occidente ; vero che quel barbaro si era venduto quello che poteva vendersi dei resti dell’Impero, ma la sua squallida persona era un effetto della crisi,non la causa. Allo stesso modo i suoi compagni cittadini hanno appiccicato alla faccia del povero Gorbaciov la crisi dell’impero sovietico, e noi all’onorevole Arnaldo Forlani quella del sistema consociativo detto Prima Repubblica. È un sistema rozzo e semplicistico, ma talmente efficace e comodo, che alla fine è sempre quello che scegliamo, io compreso.
Cosicché, interrogandomi sulla crisi del sistema di governo del centro sinistra – perché qualcosa che non va c’è, vero? so rispondermi correttamente che è una crisi di idee, ma la prima cosa che oggi vedo sono due facce. Quando parla di sé e delle sue difficoltà, il governo non cita né le idee né le facce, ma sostiene di avere dei problemi di comunicazione. Dissero la stessa cosa dopo la sconfitta del 2001, e l’unica cosa che ti viene da pensare è che hanno avuto cinque lunghi anni per licenziare i loro molti e costosissimi consulenti della comunicazione, e se ancora non sanno dire le cose alla gente, allora stessero zitti e risparmiassero qualche milione di euro per farne opere di bene. Ma lasciamo perdere, e torniamo alle facce, le facce della crisi. Due. Due senatori, un maschio e una femmina.
Il maschio è il senatore De Gregorio, eletto in Campania per l’Italia dei Valori e passato con la destra. In precedenza l’uomo ha transitato attraverso tutti i partiti passati e presenti offrendo un goloso pacchetto di voti – voti suoi, dote, capitale al massimo offerente. Ignoro, o penso di ignorare, quale fosse la valuta di scambio. De Gregorio appartiene a un genere di politico che conosciamo bene; quello che ne fa l’uomo della crisi è che abbia scelto, e sia stato scelto, per il suo mercato da un partito che fa dei “valori” di giustizia, moralità, rettitudine, la sua bandiera e il suo programma. Un po’ come se Amedeo d’Aosta fosse candidato da un partito che ha nel suo simbolo l’effige di Gaetano Bresci.
La faccia di quell’uomo parla si sé e parla del partito che lo ha scelto, parla del suo leader Di Pietro. Il quale Di Pietro ha una genetica incapacità nel riconoscere nelle facce la presenza di valori e di quali valori. Infatti De Gregorio è un traditore tardivo, se confrontato al suo collega senatore della passata legislatura, che ci mise trenta secondi esatti dall’insediamento per passare dall’Italia dei Valori a Forza Italia, e divenire poi un entusiasta paladino delle leggi ad personam. Ma la faccia della crisi è quella di De Gregorio, anche se la crisi delle idee è più correttamente di Di Pietro.
La femmina è la senatrice ds Anna Serafini. I media dicono di lei: “incidentalmente” moglie del segretario Piero Fassino.La cosa è sgradevole, e quanto meno impudica. Ma la signora Serafini difettava fino a ieri l’altro di una biografia interessante. È arrivata al Parlamento attraverso una lunga – e c’è da immaginarsi meritoria militanza nel suo partito, occupandosi dei problemi delle donne e dell’infanzia. Resta il fatto che per quaranta anni nessuno di nessuna tendenza politica ha mai osato citare l’onorevole Nilde Iotti come “incidentalmente” compagna di Palmiro Togliatti. Questione di biografia. La Iotti ne aveva una che bastava e avanzava per garantirle un’identità straordinaria e autonoma. A favorirla ci sono stati senz’altro i tempi, adatti a grandi biografie,ma anche tutt’altra tempra politica e caratteriale.
Ora però la signora Serafini la sua biografia ce l’ha anche lei. Ha compiuto un gesto politico di rilevanza straordinaria offrendo allo sguardo del Paese la crisi sistemica del suo governo: si è accordata con l’opposizione contro – pensa un po’ – un provvedimento della sua collega ministro Turco, certificando la cosa con il voto di un ordine del giorno. La cosa strabiliante è che i media riferiscono la tragedia politica a una rivalità tra le due compagne di partito, risolta con un pesante ko inferto al ministro. Lo si dice senza vergogna alcuna, come se fosse nell’ordine naturale della politica. E forse oggi lo è.
La faccia è della signora Serafini, la crisi è del sistema di formazione dei dirigenti politici, di come hanno accesso alle cariche elettive, e persino del senso di responsabilità e di lealtà. La faccia è della signora, la crisi dei ds.E forse anche della specificità di genere: perché mai si dovrebbe sostenere la dura battaglia delle donne per un maggiore accesso alle cariche istituzionali e al potere decisionale? Per aggiungere un tocco di femminilità allo sputtanamento generale?
Forse la crisi della politica della sinistra non si risolve con più donne in Parlamento, ma, tanto per cominciare, scegliendo uomini e donne migliori di quelli che i partiti hanno scelto per conto degli elettori. Uomini e donne che sappiano avere idee che è impossibile comunicare malamente da tanto che sono giuste, semplici e coinvolgenti. Ma dove sono, chi li trova, come si riconoscono? Non saprei. So che se tutto va bene, ci sarà una Fase Due. Al momento il Grande Disegno Parte Seconda sisintetizza in dueparole: pensioni, privatizzazioni. Bastano due parole per costruire un Paese migliore, per trasformare la crisi in progresso? E da che facce ce la facciamo raccontare questa storia?
Tratto da “Il Secolo XIX”, 3 dicembre 2006