Maurizio Maggiani: La politica piccola piccola

Per favore levatemelo dalla portata delle mani, che mi prudono. Il già fu primo ministro di un Paese normale edizioni Mondadori, il presidente del maggiore partito dell’opposizione di sinistra, l’uomo che, avendo imparato tutto quello che c’era da imparare dalle sconfitte, presume un ruolo degno dell’alta considerazione di sé nel governo di sinistra prossimo a venire, colui che lascia emanare dal suo sguardo oceani di sferzante sagacia, l’astuto navigatore dei poteri, ha appena additato al pubblico ludibrio le trippe dell’attuale primo ministro, la sua ingordigia di cioccolata. Lo ha fatto chiacchierando con un giornalista: “Berlusconi ha messo su un pancione…”. E, naturalmente, questo è il “caso” da mettere in prima pagina. E io che ci faccio la morale, e voi che ci perdete dietro del tempo.
Come se la notizia, tragica, del giorno non fosse che nell’ultimo anno gli stipendi sono cresciuti un punto e mezzo meno dell’inflazione, e dunque non solo comprare da nutrirci costa molto di più, ma abbiamo anche meno soldi per sfamarci.
Per rimanere, intendiamoci, agli interni, che se andiamo in giro per il mondo allora, cosa ne dite di eleggere a notizia del giorno il fatto che la nuova versione dell’antica missione di “consegnare due criminali nelle mani della giustizia per il dovuto giudizio e la giusta condanna” sia tradotta dal Paese più democratico del mondo nel massacrarli a morte e poi mostrarli al popolo perché capisca una volta per tutte da che parte tira il vento?
Eppure, nonostante la piccolezza della cosa, le mani mi prudono, eccome. Il fatto è che ti ammazza ogni ragionevole speranza scoprire che la stupidità non ha confini, cura e rimedio. Puoi nasconderla sotto un chilo di cerone, ma poi, eccotela lì, sorgiva, insopprimibile, fiera di sé. E tu non vorresti, tu hai un bisogno tremendo di sapere che qualcuno ne è immune, che non è per niente vero, come senti ripetere fino alla nausea da qualche milione di senza speranza, che tutti sono uguali.
E brameresti di constatare nella vile quotidianità come nei grandi momenti che puoi affidarti a qualcuno davvero diverso, più nobile, più intelligente, e vorresti che fossero tanti quei qualcuno; per poterti cullare nell’idea, senza sentirti anche tu stupido, che le cose cambieranno, che tutto in questo paese possa essere diverso da come lo soffri oggi. E lo soffri grazie anche al primo ministro che ti sei rifilato con le tue mani – per essere precisi, che l’onorevole Massimo D’Alema nella sua grandezza politica ha genialmente contribuito a rifilarti. Ma non per questo gli fai la linguaccia e gli strilli ciccione ciccione. No. E non ti consola la verità che il primo a gongolare di piccineria non sia di certo stato Massimo D’Alema. Anzi, ti demoralizza il fatto che abbia imparato, che si sia adeguato, come se non ci fosse altro destino nel paese che presto consacrerà intellettuale dell’anno Francesco Totti, che adeguarsi al livello più basso possibile.
In una geniale trasmissione televisiva della notte c’era un comico tanti e tanti anni fa, che stava lì solo per un gesto; altro non faceva, ma quel gesto bastava a giustificare la sua presenza e serviva da “giudizio di Dio” per quello che gli altri dicevano e facevano. Sfiorava il pavimento con il palmo della mano, muovendola ritmicamente. Stava per: siamo proprio terra terra. Un gesto antico. Erano i tempi in cui Enrico Berlinguer era all’opposizione e Giulio Andreotti al governo e visto da qui sembra impossibile che ci sia stato un tempo in questo Paese dove lottavano i titani. Forse uno era il bene e l’altro il male, scegliete voi chi era l’uno e chi l’altro, ma nessuno dei due si è mai giudicato in questo modo: avevano il senso delle proporzioni. Immaginateveli a darsi del ciccione e del mangiabambini.

“Tratto da: “Il Secolo XIX”, 26 luglio 2003″