Maurizio Maggiani: La libertà per Sky

State a sentire: cos’è la libertà? Da un po’ di tempo in qua, da quando le cose della vita si sono fatte piuttosto complicate, è una domanda a cui ci è molto difficile rispondere in termini generali ed assoluti. Sappiamo, questo sì, cos’è la libertà per questo e per quello. Sappiamo che per Giorgio Gaber la libertà è la partecipazione. Sappiamo che Lucignolo spiega a pinocchio che la libertà è poter non andare a scuola, disubbidire al babbino e mangiare tutti i dolci che ci pare. Sappiamo che per G. w. Bush la libertà è lo stile di vita americano, per l’amico Putin avere metà del suo parlamento assegnato alle mafie, per un profugo congolese è non morire di fame, per un palestinese non avere stranieri ad occupare la sua terra, per un israeliano mandare suo figlio a scuola senza temere per la sua vita. Sappiamo che per un affarista la libertà è fare soldi a palate, per uno scrittore scrivere ciò che ha nell’anima.
Oggi so addirittura cos’è la libertà per i turisti che affollano Madonna di Campiglio da dove vi sto scrivendo: poter arrivare con le loro Mercedes e Bmw al limite delle nevi perenni in un rifugio dove io ci ho messo 5 ore per arrivare a piedi. Ci risulta difficile sapere cos’è la libertà per la coalizione di governo intitolata Casa delle Libertà, e quando ci pare di capirlo un brivido ci percorre la schiena. Sappiamo per certo però che per il ministro Bossi la libertà è che nessuno si sogni di rompere i c. al popolo padano, e sappiamo cos’è la libertà per il ministro Gasparri: liberare la Rai dall’occupazione comunista e inaugurare l’era della televisione digitale.
Mi fermo alla libertà secondo il ministro Gasparri, perché si dà il caso che quel poco sulla libertà che mi pare di sapere riguarda l’informazione: credo che in una società emancipata dai bisogni primari, la libertà sia essere informati, conoscere la realtà, avere conoscenza del mondo. Per questa ragione un anno fa mi sono dotato di parabolica digitale. Era mio proposito essere informato accedendo alle emittenti televisive di tutto il mondo, ai migliori programmi culturali, alle televisioni tematiche. Essere, davvero e non per retorica, cittadino pensante del mondo. Si dà il caso che per farlo ho dovuto contrarre un abbonamento con una delle due società private (Tele+, Stream) padrone dei canali satellitari digitali che gravitano sulle nostre teste. Grave danno alla mia libertà perché ho potuto vedere solo quello che alla società faceva comodo farmi vedere.
Molte cose, a dire il vero: televisioni europee, americane del nord e del sud, asiatiche, e i canali di Rai Sat, dove ho potuto bearmi di una messe enorme di splendidi programmi che la Rai produceva quando era preda dei comunisti baciapile.
Un mese fa una letterina mi avvisava che tutto questo era finito, che iniziava la splendida era di Sky. Tele+, senza il mio permesso, si era venduta il mio abbonamento alla società a cui si era venduta. Una società che si è comprata anche Stream, una società che oggi gestisce il monopolio della televisione via satellite digitale.
Cos’è la libertà per Sky? Ovvero: cos’è la libertà per il signor Murdoch, cittadino australiano, proprietario della Sky? Murdoch è ciò che vorrebbe essere il nostro primo ministro prima di lasciare questa valle di lacrime: il maggiore proprietario al mondo di mezzi di comunicazione. Giornali, radio, televisioni, telefoni, telegrafi, megafoni. Privo delle ambizioni politiche del nostro primo ministro perché libero dai problemi che la carriera politica potrebbe risolvergli. Murdoch trova più pratico crearli i politici, creare presidenti e primi ministri. Lo può fare, gestendo la libertà di informazione secondo i suoi ideali. Bastano un paio di notiziari della rete Fox per capire cosa secondo Murdoch è bene che la gente sappia e cosa non sappia, come dirglielo perché ci creda. La Fox, tanto per dire, ha condotto in prima linea la guerra in Iraq assai più efficacemente delle truppe sul campo. Paul Kennedy, un mite professore di storia, moderato commentatore americano, ha definito la Fox, la rete di informazioni più sciovinista che un paese democratico abbia mai avuto.
Per quanto mi riguarda, la libertà per la Sky di Murdoch si riduce a questo: essere liberi di godersi tutto lo sport, tutte le tette e i culi e il varietà che uno può desiderare; liberi di sapere cosa accade nel mondo per voce di chi vuole lui. Con Sky sono sparite tutte le emittenti pubbliche e private per cui mi sono a suo tempo abbonato. Via i canali culturali tedeschi, francesi, inglesi, italiani. Via i canali di Rai Sat di arte, di cinema storico, via le mitiche teche Rai. Via anche Al Jazeera, se la cosa può interessare a qualcuno. Sei libero di fare un’altra cosa, la fondamentale: abbonarti, pagare.
Ma non sei libero di chiedere informazioni, di farti spiegare cosa è successo, cosa succederà. Al numero verde, e solo se hai pagato, dopo un paio d’ore di piacevole attesa forse ti diranno qualcosa, forse ti diranno che al momento i terminali sono un po’ – come dire? – confusi e quello che vuoi sapere al momento non lo sa nessuno. Ma del resto cosa vuoi sapere? Ti do tutto il calcio che vuoi, tutti i film più idioti che ho prodotto, tutte le donne discinte che possano incontrare la tua lascivia casalinga. Cosa ti manca amico?
Ho chiesto alla mia banca di sospendere il bonifico a suo tempo devoluto a Tele+. Sono libero di spegnere il televisore. E questa non è la libertà a cui anelo. Voglio qualcosa di più che rinunciare al dominio di un monopolio. Da oggi so meno cose di un mese fa, tra dieci anni, se non succede qualcosa di buono, sarò schiavo della mia ignoranza.

“Tratto da: “Il Secolo XIX”, 24 agosto 2003″