Maurizio Maggiani: Coscienza e fede
Vorrei parlare un poco con i lettori di fede cattolica che so essere molti tra gli affezionati di questo giornale. Dico di "fede" cattolica, non "di usanze" cattoliche perché mi preme parlare di cose riguardanti la coscienza e voglio farlo con chi sente davvero di avere in sé la grazia della fede, e dunque una coscienza cattolica. Quando vi si pone, amici cattolici, un problema di coscienza? Come vi hanno posto questo problema il Cristo, i Padri della Chiesa, la dottrina cattolica? In che termini ve lo ponete voi stessi?
Vi dirò quel poco che so, che sento io, e vediamo se sappiamo intenderci e capirci. La coscienza è la nostra libertà interiore. Proviene dal dono tremendo del libero arbitrio. Un problema di coscienza è un problema di scelta. Spesso drammatico, perché la coscienza è di ciascuno, l’essenza dell’essere individuo, e la scelta coinvolge sempre qualcun altro. A volte una persona, a volte il mondo intero. Scegliendo, la coscienza può trovarsi ad obiettare e respingere le leggi, le usanze, le autorità. E’ quello che il Cristo ha chiesto ai suoi apostoli e chiede a tutti i cristiani. Una scelta di fede. L’osservanza delle leggi è subordinata alla scelta di fede. Per questa purezza di coscienza, molti cristiani hanno patito il martirio. Anche molti non cristiani; la coscienza non è un patrimonio particolare di un’unica fede.
Nel mio piccolo anch’io a suo tempo ho fatto una scelta di coscienza e ho obiettato alle leggi del mio paese, e non l’ho fatto da cristiano. Erano i tempi della renitenza alla leva per chi si rifiutava di servire il proprio paese in armi. Non ho patito martiri, ma scontato una pena assai lieve. Come me, molti altri, libertari, credenti cristiani, radicali. Ricordo con chiarezza di quel tempo che anche i più decisi tra noi, non hanno mai pensato che le scelte personali dovessero diventare legge per tutti. Nessuno si è mai sognato di lottare per una legge che imponesse il servizio civile disarmato a tutta la nazione, ma per una legge, semmai, che garantisse la libertà di coscienza. E questa legge è venuta.
Risolvere un problema di coscienza significa imporre a se stessi una legge di fede, non imporre agli altri come legge la propria fede e le scelte che ne derivano.
Dico bene amici miei? Ma sappiamo anche nella storia è capitato che una fede diventasse legge per tutti e le libere scelte delle coscienze si trasformassero in dominii e tirannie. Quando i papi si sono fatti re e i re si sono eletti vescovi. Tempi bui, tempi di oscurantismo. Quando i Pastori avevano una tale idea pessimistica dell’animo umano da ritenere perniciosa al massimo la libertà di coscienza, e la libertà in genere, delle proprie pecorelle. Quando chi professava la propria coscienza veniva arso vivo. E se ora crediamo di poter andare orgogliosi delle radici cristiane della nostra civiltà, ci ricordiamo di quello che il Cristo ha predicato e i suoi discepoli tentato di mettere in pratica, non certo dei cardinali che bevevano vino di Spagna alla salute di Giordano Bruno che bruciava in Campo dei fiori.
E’ stato un vero sollievo per i sinceri credenti quando hanno potuto tornare a professare la propria fede liberi dal dominio temporale della Chiesa. Quando chiesa è tornata ad essere ciò che doveva essere: "l’assemblea dei fratelli nella fede".
Ricordate? Non è il potere di questo mondo, ma il regno dei cieli. Solo che è duro rinunciare al potere sulle anime e sulle vite. E’ un potere enorme, impareggiabile. Così, l’idea di uno stato confessionale, il desiderio che le proprie scelte di coscienza diventassero obbligatorie per tutti, non è mai morta ed è sopravvissuta alla democrazia, il contratto tra i cittadini che garantisce per la libertà di ciascuno un potere che afferma le coscienze di tutti. Qui, soprattutto, nel paese dove la pratica del potere confessionale è stata più pesante nei secoli; qui, dove risiede il Papa dei cattolici e la gerarchia di governo della Chiesa Universale. Eppure, alla fine di molte battaglie, c’è stata anche in questo paese una classe dirigente cattolica che ha promulgato leggi in contrasto con le proprie scelte di coscienza, ossequiosa al principio della democrazia e a quello evangelico, in contrasto alla volontà delle gerarchie della propria fede. Ci ricordiamo bene anche di questo, vero?
Per questo, amici cattolici, non riesco a capire i vostri fratelli eletti in parlamento che brandiscono la propria coscienza per farne legge dello stato. Posso capire un ateo di convinzioni reazionarie che brami un accordo di potere, non con la Chiesa, ma con la sua gerarchia; ma posso capire solo lui. Non i vostri fratelli della Margherita, Udeur, ecc., ecc. che professano fede. Avremo, grazie ai vostri fratelli, la peggiore e più oscurantista legge sulla fecondazione assistita di tutto il mondo che ha radici cristiane. L’avremo perché ritengono loro non di obiettare a una legge di tutti, ma di fare della propria obiezione dominio della coscienza degli altri. Nulla di quello che detta la loro coscienza ha altro valore. Non c’è ragione scientifica o umana a poterla imporre. E questo è peccato mortale agli occhi di Dio. O no? Ditemelo voi, per favore.
Tratto da “Il Secolo XIX”, 7 dicembre 2003