Libertà di parola
Mi è stato chiesto di scrivere qualcosa su quest’ultimo ultimo terremoto o sull’ultima slavina, meglio se tu tutte e due le cose assieme. Ma davvero si può scrivere ancora qualcosa? Non sono forse state già magistralmente dipinte le cinquanta sfumature della preveggenza, le cinquanta sfumature della retorica, le cinquanta dell’ipocrisia, le cinquanta del patetismo, e quelle del patriottismo, e quelle, che sono ben più di cinquanta, del tua culpa e del sua culpa? Sì, mancherebbe qualche sfumatura del mea culpa, ma in questo caso, lo dico con ferma coscienza di uomo di principi, io non ho colpa, non ho colpa di niente né del prima, né del durante e del dopo terremoti e slavine. È già stato detto tutto, ma proprio tutto, e grazie alle più brillanti penne d’Italia sono venuto a sapere che la neve cade dall’alto verso il basso e quando lo fa in notevoli volumi tende a scivolare lungo i piani inclinati su cui dovesse poggiare acquistando progressiva velocità, che gli antichi montanari la sapevano più lunga degli odierni albergatori e questi fanno più bene al PIL di quelli, che il personale volontario ha più fegato dei professionisti e i professionisti hanno più fegato dei volontari, che gli elicotteri sono progettati per volare in mezzo alle tormente di neve preferibilmente notturne e che gli elicotteri sono progettati per volare quasi sempre tranne che al buio nel mezzo di una tormenta di neve. Ho ascoltato dalla bocca di chi ha condotto virulente campagne per la loro abrogazione, la denuncia della scarsità di fondi delle province per affrontare le emergenze, e dalla penna di chi ieri se la prendeva con la mania dei sindaci di dare falsi allarmi, che quello che dovrebbe fare un bravo sindaco la mattina appena sceso da letto è di dare l’allarme, che così è la vita, che la disgrazia è quotidiana. Sì, tutto è già stato detto. Posso solo, e modestamente, aggiungere un breve pensiero. Sulla libertà di pensiero siamo sicuri, giusto? Senza il libero pensiero la civiltà si fa barbarie. Ma siamo proprio sicuri sulla libertà di parola? In particolare quando la libertà di parola è praticata senza un adeguato esercizio del pensiero è segno di civiltà o di barbarie?
Il Secolo XIX, 22 gennaio 2017