Forse, auspicabilmente, il signor Draghi salverà il Paese, ma non la Nazione. Perché la Nazione non esiste, la Nazione è un’illusione coltivata un tempo da molti, oggi da pochi, e perciò non la salverà nessuno; la Nazione che era nella testa e nei cuori dei molti che si riunirono sulle macerie di un tragico delirio e credettero di fondare, di costituire, la Nazione di un popolo sovrano, di un popolo che assumesse in sé la responsabilità universale del destino comune e dei destini di ciascuno. Quel modo di pensare una Nazione ha il nome di un altro sogno, democrazia, il governo del popolo, dal popolo, per il popolo, per dirla con le parole di schiacciante semplicità pronunciate dal presidente Lincoln a Gettysburg su non dissimili macerie. Sono dieci anni, dico dieci, che questo Paese non ha saputo darsi un capo del governo scelto tra gli eletti del popolo. Sono trenta anni, dico trenta, che il popolo è chiamato alla elezione dei suoi rappresentanti senza che possa liberamente scegliere, ma soltanto asserire o negarsi ai prescelti imposti dai partiti politici, i quali partiti, tutti e ciascuno, si sono dati svariate leggi elettorali, e ora provano a darsene un’altra, aventi lo scopo principale di deprimere e possibilmente abortire la sovranità popolare. In nome della governabilità, ovvero del mantenimento del potere, un potere politico senza popolo si chiama oligarchia, e l’oligarchia rappresenta per sé stessa solo interessi particolari e nega l’interesse generale, anche se, ovviamente, ogni interesse particolare si vanta di essere universale. La governabilità a cui è stata sacrificata la sovranità è così fatta, che nella attuale legislatura si è formato un governo giallo verde, fallito, quindi un governo giallo rosso, fallito, e ora è in programma un governo giallo, verde, rosso, blu e bianco; e non è detto che riesca a concludere faustamente la legislatura, in effetti mancherebbe ancora il nero, da notare il non secondario fatto che a dirigere la delegazione del maggiore partito ora in parlamento che sta trattando del futuro, auspicabilissimo, governo c’è un comico tuttora in attività. Cosa resta in tutto questo dell’antico sogno, in cosa s’è risolta l’illusione? In onestà, niente. Se al signor Draghi, uomo di squisita fattura, sarà data la potestà di salvare questo Paese, non sarà per farne una Nazione di uomini liberamente, e devotamente, associati nell’universale responsabilità sul proprio destino, ma una good company di buoni debitori. Nessuna speranza per nient’altro. Se non per i piccoli fuochi accesi qua e là per il Paese dai volenterosi, dagli ottimisti, dai generosi che si intestardiscono a tenere acceso nella notte quello che del grande sogno hanno saputo salvare, le sue buone, quotidiane, fattive pratiche. E si sa che è più difficile spegnere tanti piccoli fuochi che domare un grande incendio.