Fidel
A me nella memorabile state del 2003 il Comandante in Capo ha stretto la mano e strizzato forte il braccio, dopodiché, pago di tanto gesto, di lì a poco si è ritirato a vita privata, lasciando a suo fratello minore l’incarico di tornare a stringermela quanto prima, vedremo. Sono ufficialmente Amico di Cuba dall’anno 1991, quando introdussi nel Paese 29.000 dollari americani perché si comprassero carta e inchiostro e si avviassero le linotipe per la ripubblicazione dell’opera omnia di Alejo Carpentier. I dollari erano frutto di una colletta a cui affluirono centinaia di soci dell’Arci e alcuni generosi editori; a causa dei noti avvenimenti internazionali nel 1991 a Cuba mancavano tutti i generi di importazione, il latte e l’insulina ad esempio, ma anche la carta e l’inchiostro così’ che si era cessato di stampare libri, e in quel particolare sistema dittatoriale caraibico era opinione generale che la lettura curasse e nutrisse al pari dell’insulina e del latte. Alejo Carpentier è lo scrittore nazionale cubano, è studiato in tutte le scuole del latinoamerica perché è l’iniziatore del realismo magico, l’originale corrente che ha caratterizzato la letteratura novecentesca del sub continente, tanto per intenderci senza l’opera di Carpentier, il colombiano Marquez non avrebbe saputo come raccontare Cent’anni di Solitudine; onde evitare equivoci, va precisato che Carpentier non ha mai avuto modo di diventare comunista, ma per tutta la vita si è battuto per l’indipendenza e la dignità della sua patria, era un fervente nazionalista, e Cuba lo ha ricambiato venerandolo come un padre della patria, non avere più i suoi libri da leggere a scuola o su un bus era come se in Francia non fosse stato più possibile trovare i libri di Hugo. Carta e inchiostro furono comprati in Canada, paese che se n’è sempre impipato dell’embargo statunitense, e siccome fu fatto un prezzo di favore, avanzarono abbastanza dollari per pubblicare anche dodici giovani scrittori cubani esordienti che altrimenti avrebbero dovuto aspettare anni per farsi conoscere, gran parte di loro sono oggi autori di successo, in patria e in Europa; tra i romanzi scelti ricordo in particolare uno, molto forte, sul tema dell’omosessualità, che oggi è una delle telenovela più popolari in America, in quel particolare regime dittatoriale caraibico la censura era di manica piuttosto larga, o forse la letteratura omosessuale non era considerata un pericolo nazionale primario. Quei dollari e la passione per Alejo Carpentier fecero dunque di me un Amico di Cuba; trovai modo di diventare anche amico dei suoi romanzieri, sono tornato più volte alle fiere letterarie dell’Avana, non mi sono mai fidanzato con una giovane del posto, e in questo modo sono arrivato a quella storica stretta di mano. Nell’auditorium dell’Avana appena inaugurato, presentato al Comandante in Capo da Claudio Abbado, nientemeno, che la stessa sera avrebbe diretto uno straordinario programma sinfonico con la giovane orchestra nazionale. È stato in quella augusta occasione che ho partecipato della più seria manifestazione di anticastrismo in cui mi sono imbattuto nella mia pur lunga frequentazione di quel paese schiacciato sotto il pugno di gomma della dittatura. Devo premettere che per tutto il tempo delle mie frequentazioni non mi è mai accorsa l’occasione di incontrare un vero castrista tuttotondo se non tra i contadini degli sperduti villaggi campestri, e mai un vero anticastrista tutto d’un pezzo, neppure tra gli ambienti più spregiudicati, neppure tra quegli intellettuali che se ne sono andati a vivere in Europa, per tornare all’isola i più con l’agio dei diritti dei loro romanzi; ho sentito dai giovani appellare Fidel Castro “el tio loco”, lo zio scemo, con la stessa condiscendente familiarità con cui le vecchie campagnole lo chiamavano Fidelito. Or bene, la sera del concerto, il Comandante si premette alla musica con un discorso dei suoi, interminabile, a tre poltrone dalla mia, l’anziana moglie sbuffa e sibila stizzita: “El o abla o duerme!”. A dimostrazione del fatto che anche i più vitali tra i dittatori hanno il loro tramonto e poi il crepuscolo e l’imbrunire, a casa prima che agli occhi del mondo.
Ora che si è fatta notte Comandante, sogni d’oro.
Il Secolo XIX, 27 novembre 2016