Non seguo con grande partecipazione i discorsi di fine d’anno dei nostri presidenti; cosa volete, ho ascoltato quelli di Sandro Pertini e da lì in poi era dura appassionarsi agli eloqui compunti, prudenti, garbatamente, quando non sgarbatamente, istituzionali dei suoi successori. Quest’anno è stato diversamente. Quest’anno, per ignote, insondabili ragioni feline i nostri due gatti – la snella, sveglia, ferina Nilde e il grosso, grasso e pigro Palmiro – non appena è apparso il volto saggio e mite del Presidente si sono piazzati davanti alla tivù, gli occhi fessurati e le code frementi. Che loro sappiano qualcosa che non so? Pronto all’eventualità, mi sono disposto al loro fianco e ho ascoltato con medesima attenzione. E ho fatto bene perché non è stato soltanto il solito bel discorso, questa volta il Presidente ci ha messo qualcosa di più, in particolare ha osato una bella e forte immagine per rappresentare le urgenze dell’oggi: adesso è il tempo dei costruttori. Sì, è verità. Talmente vero che mi permetto di spaccare il capello in quattro e rispettosamente correggere il presidente: per essere precisi questo non è il tempo dei costruttori, bensì degli edificatori che non sono proprio la stessa cosa. Naturalmente non è che il Presidente pensasse ai palazzinari quando ha parlato di costruttori, ma edificare è qualcosa di più del costruire, edificare è costruire con il fuoco, il fuoco sacro, il fuoco che ha la stessa etimologia antica di tempio, perché i primi templi si costruivano per custodire il fuoco. Si può sempre costruire qualcosa mettendo assieme dei mattoni, ma per edificare è necessario un intento superiore, un fuoco, un ardore, un progetto che non attiene soltanto alla materia, ma allo spirito. Avendo trovato i mattoni, con quale spirito, con quale ardimento intendiamo costruire ancora una volta questo Paese perché non sia un ammasso di nuovi mattoni eretto su macerie di vecchi mattoni? Sono quasi certo che questa fosse la domanda implicita, esplicitamente non è avverbio che si addice al capo dello stato, che il Presidente ha posto ai cittadini che, come Nilde e Palmiro e con loro noi qui di casa, hanno voluto ascoltare in attesa di importanti parole.